L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +10 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
“Finale di partita è il maggior lavoro teatrale di Beckett, il testo più importante della sua produzione drammatica e uno dei più significativi di tutta la sua opera. Non è un caso che Adorno abbia fatto il punto su Beckett proprio a partire dall’analisi di questa pièce. Il suo “Tentativo di capire il Finale di partita” rappresenta tuttora l’interpretazione più lucida e convincente di un testo che risponde pienamente alla concezione adorniana per cui l’opera d’arte non può far altro dichiarare la negatività del presente e avere una sua positività proprio nella dichiarazione del negativo”. Dalla Nota introduttiva di Paolo Bertinetti
i personaggi di beckett io li ho immaginati un po' come quelli dei film di warhol: alla deriva e senza scopo. vanno in scena in un mondo che sembra vuoto (uno spazio deteritorializzato, per dirla alla deleuze) in cui tutto è "silenzioso e immobile e ogni cosa al suo posto estremo, sotto la polvere estrema": vuoto e pieno sono due termini che si rovesciano continuamente l'uno nell'altro. (di svuotamento è anche l'effetto che suscita, nel senso di tendere verso l'essenziale, distendere a volte, anche ordine come quello che uno dei personaggi ricerca). e vuoti sembrano essere i dialoghi, fatti di pezzi presi dalla vita quotidiana e scavati così come rotti e scavati appiaono i corpi dei personaggi. un incrocio di corpi che esistono non per raccontare ma perché raccontano ("ho portato avanti la storia" ma quando "s'è rotto il filo, siamo rotti noi).
Capolavoro indescrivibile. Beckett era un genio.
Finale di partita, ambiguo già nel titolo che è difficilmente interpretabile, è un'opera teatrale che capovolge tutto e niente allo stesso tempo. Rispetta perfettamente le tre unità aristoteliche di tempo, luogo e spazio e pertanto si potrebbe porre come un'opera formalmente esemplare. La tradizione viene rispettata dall'autore ma egli si pone anche in conflitto con quest'ultima, infatti il luogo è assurdamente sempre lo stesso, sempre la stessa stanza, con le stesse persone, che ripetono ogni giorno la stessa storia, l'azione si svolge nello stesso giorno alludendo alla ripetitività di tutti gli altri. Per questo motivo il teatro di Beckett viene definito ''dell'assurdo'', ''parodico'' ma sono termini riduttivi. Un'ipotesi sull'opera viene avanzata da Adorno nel suo "Tentativo di interpretare "Finale di Partita", il quale ritiene il titolo una possibile allusione alle mosse finali di una partita di scacchi, l'ambientazione di tipo post-atomica e i due protagonisti l'uno (che non può camminare) complementare all'altro (che non può sedersi). Sebbene egli faccia un tentativo, non si potrà mai avere una certezza dal momento che la grandezza dell'opera sta anche nel fatto che lascia spazio praticamente illimitato all'interpretazione, secondo Beckett infatti l'autore non era altro che un tramite e non un filosofo, egli non doveva dare ''messaggi'' tramite le sue opere.
Recensioni
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore