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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2015
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Per chi all'università ha studiato sui Landau-Lifshitz, questo libro è una tappa obbligata. Consigliabile anche a coloro che non sono del campo soprattutto perchè Toscano oltre ad offrirci un profilo di Landau ai più sconosciuto, riesce in maniera eccellente a darci una descrizione dei tempi e soprattutto del luogo in cui Landau ha lavorato.
Il libro di Fabio Toscano costituisce un interessante, quanto utile, contributo alla diffusione delle conoscenze. Il saggio biografico su Lev Landau - ultimo "enciclopedista" della fisica, geniale ricercatore sovietico - viene pubblicato, in occasione del centenario della sua nascita (1908-2008), nella collana "Galàpagos" magistralmente curata per l'editore da Martha Fabbri. Brillante, quanto trasgressivo protagonista della scienza internazionale del XX secolo, Lev Landau è noto soprattutto tra le diverse generazioni di fisici contemporanei per i suoi studi e le sue ricerche scientifiche che lo hanno laureato negli anni sessanta Premio Nobel per la fisica. Meno noti sono invece gli aspetti più vari della sua biografia sociale a cui, tra l'altro, Fabio Toscano - fisico teorico di formazione e specializzato in Comunicazione della Scienza alla Sissa di Trieste - dedica particolare attenzione indagando scrupolosamente, e con successo, su una vita straordinaria, appassionata e coinvolgente, fitta di eventi eccezionali, dai risvolti quasi romanzeschi tali incuriosire anche il comune lettore.
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Tra i grandi scienziati del Novecento, Lev Landau, il massimo fisico teorico sovietico, premio Nobel nel 1962, è una delle figure meno note al vasto pubblico. In compenso, non c'è studente di fisica al mondo, nell'ultimo mezzo secolo, che non abbia studiato su qualcuno dei manuali che compongono il suo celebre Corso di fisica teorica. Quanti hanno avuto modo di leggere la prefazione al primo volume del Corso, apposta nel 1969 dal coautore Evgenij Lifshitz, ricorderanno la storia di questo fisico che, come scriveva Lifshitz, ebbe "la tragica sorte di morire due volte". La prima volta fu nel gennaio 1962, in un incidente stradale nei pressi di Mosca. Per alcune settimane Landau lottò tra la vita e la morte, assistito con abnegazione da tutto il mondo scientifico sovietico. Il suo cuore cessò di battere, ma egli venne miracolosamente salvato e, dopo due anni di cure e riabilitazione, fece rientro a casa. Non si riprese però mai del tutto. L'incidente segnò la sua morte come scienziato; la morte vera avvenne nel 1968. Quello che la nota biografica di Lifshitz, per ovvie ragioni, non poteva dire, è che l'accademico Lev Davidovich Landau (una delle glorie scientifiche dell'Urss, insignito delle più alte onorificenze dello stato sovietico) in gioventù era stato accusato di "idealismo" e messo sotto osservazione dal partito per aver sostenuto fugacemente l'ipotesi di Bohr della violazione a livello nucleare della legge di conservazione dell'energia (uno dei principi "eterni e assoluti" del materialismo dialettico: a tal punto arrivava la confusione tra scienza e ideologia in epoca staliniana), ed era poi finito in galera, qualche anno dopo, per "attività controrivoluzionarie". Questa e altre straordinarie vicende umane e scientifiche sono raccontate nel libro di Toscano, nel quale Landau diventa "il fisico che visse due volte".
La prima vita di Lev Landau, nato a Baku nel 1908, è quella di un ragazzo prodigio, che si laurea a diciannove anni all'Università di Leningrado e, dopo il classico grand tour scientifico in Europa occidentale, rientra in patria, dove comincia ad accumulare con pari rapidità successi scientifici e inimicizie personali, a causa del suo temperamento provocatorio e irriverente. Trasferitosi (per altri versi, allontanato) da Leningrado a Kharkov nel 1932, fa dell'Istituto fisico-tecnico della città ucraina il maggiore centro di ricerche fisiche dell'Urss e la culla della fisica teorica sovietica, iniziando ad arruolare i suoi studenti con il famoso "minimo teorico", un severissimo esame su tutto lo scibile della fisica (in trent'anni solo una quarantina di aspiranti fisici teorici lo supereranno). Comunista e marxista convinto, ma totalmente refrattario al materialismo dialettico (i precetti scientifici engelsiani e leniniani sono per lui autentiche sciocchezze) e, con gli anni, sempre più ostile allo stalinismo, finisce per farsi una fama solo parzialmente motivata di sovversivo.
Il prestigio scientifico non gli basta per sfuggire al "Grande terrore" del 1937-38: incarcerato alla Lubjanka per un anno, viene liberato per intercessione del suo amico Pëtr Kapitza, il massimo esponente della fisica sperimentale sovietica. Questi ha appena scoperto la superfluidità dell'elio liquido e riesce a convincere Molotov dell'assoluta necessità di disporre di un fisico teorico geniale come Landau per studiare il nuovo fenomeno, di cui lascia intravedere rilevanti applicazioni pratiche. Sarà proprio la teoria della superfluidità, formulata nel 1941, il più importante conseguimento scientifico di Landau (a essa Toscano dedica un capitolo di una chiarezza esemplare, in cui gli aspetti fisici del problema e la sua storia vengono presentati in maniera precisa e comprensibile).
Nel dopoguerra Landau non può esimersi dal partecipare, senza entusiasmo, ai programmi sovietici per la bomba atomica e per la bomba all'idrogeno, dando un contributo perlopiù di calcolo matematico. La morte di Stalin giunge provvidenziale a interrompere questa collaborazione forzata. Negli anni cinquanta porta a compimento il progetto lungamente perseguito di un trattato che copra tutta la fisica teorica. Nasce così il famosissimo "Landau-Lifshitz", un'opera monumentale e ineguagliata per completezza e profondità, interamente concepita da Landau ma redatta riga per riga, vista la sua totale grafofobia, dall'allievo Lifshitz.
Al momento dell'incidente, Landau è un personaggio leggendario, ma anche uno scienziato isolato, cui viene impedito da decenni di recarsi all'estero. La sua seconda vita, segnata dall'infermità, è sostanzialmente priva di avvenimenti pubblici, se si eccettua il premio Nobel che gli viene assegnato alla fine del 1962 e che è costretto a ritirare in ospedale.
Quella che ci racconta Toscano è la storia di un genio della scienza, uno degli ultimi fisici enciclopedici, ma anche di una comunità scientifica singolarissima, sviluppatasi sotto un regime autoritario e violento, sottoposta a pesanti restrizioni, eppure assurta a livelli di assoluta eccellenza; una comunità che Landau modellò, dandole dei caratteri peculiari (solidità nelle basi fisiche e matematiche, stretto rapporto fra teoria ed esperimento, ampiezza degli interessi di ricerca) che l'hanno portata a primeggiare nel mondo, e che ha mantenuto fino a quando, con la dissoluzione dell'Urss, non è cominciata la diaspora dei suoi membri. È la storia, quindi, oltre che di una grande mente, di un modo particolare di fare scienza. A Toscano va il merito di aver offerto ai lettori italiani un primo, godibile, sguardo su questo importante capitolo del Novecento scientifico. Vincenzo Barone
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