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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2015
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La traduzione completa la pubblicazione dei diari di Ernst Jünger relativi alla seconda guerra mondiale: le annotazioni degli ultimi mesi di pace in bassa Sassonia, in famiglia a Kirchhorst, e della partecipazione alle operazioni del fronte occidentale durante i primi mesi del '40, dopo lo sconfinamento dell'esercito tedesco in Lussemburgo e Belgio, si aggiungono a quelle già apparse presso l'editore Guanda in Irradiazioni, relative all'occupazione di Parigi, alla missione svolta sul fronte caucasico e al soggiorno trascorso di nuovo a Kirchhorst durante gli ultimi mesi di guerra. Nelle opere complete apparse presso l'editore Klett di Stoccarda nei primi anni sessanta sotto il titolo Strahlungen (Irradiazioni) erano stati raccolti tutti i diari del secondo conflitto mondiale, compresi quindi quelli precedentemente usciti con altro titolo, come appunto Gärten und Straßen, pubblicati per la prima volta presso l'editore Miettler di Berlino nel 1942, e, per quanto riguarda il primo dopoguerra, Jahre der Okkupation, usciti nel 1958.
Benché il diario incominci cinque mesi prima dello scoppio della guerra, nelle annotazioni relative non traspare alcuna preoccupazione per la situazione complessiva dell'Europa. L'imminenza della guerra sembra riguardare più la sospensione del lavoro dello scrittore, intento a preparare il romanzo Sulle scogliere di marmo (1939), che non il generale deterioramento dei rapporti internazionali. Il "valore del tempo" è diventato qui criterio di separazione della qualità intellettuale capace di cogliere il movimento complessivo della storia, un movimento che secondo Jünger sfugge a occhi e menti immersi nella meccanica dei fatti. Si avvicina il momento in cui la penna dovrà riposare e "toccherà agli occhi farsi carico del lavoro, perché gli spettacoli non mancheranno": gli spettacoli che il "vecchio esperto della guerra di materiali" si appresta a vedere tracciano un disegno che non appartiene alla superficie dei fatti, ma rimanda a quel tanto di eterno che può essere scorto nella vita umana.
Nel giorno stesso in cui riceve dal distretto militare la comunicazione di essere stato inserito nella riserva con il grado di sottotenente (25 aprile '39), Jünger annota come gli eventi politici di quelle settimane gli ricordino la vigilia della prima guerra mondiale: adesso però gli sembra che le masse siano diventate enormemente sensibili alla smisurata potenza dei mezzi di guerra. I due fenomeni gli appaiono come sorretti da una necessità profonda. È la tremendità dell'umano, rispetto al quale "le armi altro non sono che membra aggiuntive e pensieri in forma plastica". In questo modo, la guerra e il suo esercizio tecnico, grazie alla mediazione spirituale della scrittura, aprono l'accesso alla vita invisibile. Significativo a questo proposito il riferimento al libro del fratello Friedrich Georg sulla "tecnica", allora appena terminato (pubblicato però solo nel 1946), e per il suo tramite al darwinismo e a Schopenhauer. Così, per quanto la natura corrisponda a una sorta di meccanica dello spirito, qualcosa sfugge pur sempre all'occhio naturale: a questa "condizione di irrealtà" si riferisce la scrittura jüngeriana nel suo sforzo di seguire le linee lungo le quali si sviluppa ogni singola forma, dal guscio del fossile ritrovato alla cattedrale gotica, dalle forme degli insetti ai destini delle vite umane. Il significato spesso attribuito a queste linee è però inevitabilmente esposto alla minaccia della semplice simmetria speculare. Cogliere le linee del destino e seguirle nel loro corso nascosto non è legato, secondo Jünger, ad alcun automatismo: la parte nascosta del Leviatano, di cui appare solo qualche scaglia, il più delle volte disorienta gli individui. È infatti nella soggettività che la scrittura di Jünger cerca il prolungamento di quelle linee.
Così, a Jünger, dopo la breve campagna sul fronte occidentale nei primi mesi del '40, cui partecipa con il grado di capitano, ottenuto al momento dell'arruolamento (26 agosto '39), i due conflitti mondiali appaiono diversissimi, non solo perché la rapidità dell'avanzata tedesca respinge qualunque riferimento a una "tenacia dei fronti", ma soprattutto perché adesso la guerra appare all'osservatore in modo completamente mutato: che le cose siano "attratte e selezionate dalla nostra condizione" porta l'attenzione al di fuori del tratto specificamente tecnico. La "facoltà di cambiare il mondo" risiede, secondo Jünger, nel nostro intimo. È significativo che l'annotazione risalga al giorno che precede l'annuncio dell'armistizio con la Francia. La compagnia comandata da Jünger non entrò mai in contatto con il fuoco nemico. Se fino agli scritti dei primi anni trenta, ad esempio in L'operaio (1932), contro il tratto democratico e liberale della Repubblica di Weimar Jünger indicava la potenza nascosta della tecnica, in seguito a partire dal 1938, quando nella seconda versione del Cuore avventuroso si identifica nel filosofo immaginario Nigromontanus l'onere maggiore del conflitto spetta appunto all'interiorità filosofica. Dopo l'uscita di questo libro, in particolare a causa del richiamo al salmo 73, la censura nazista vietò al suo autore qualunque altra pubblicazione.
Ugo Ugazio
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