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Anno edizione: 2015
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In queste poesie la dimensione spirituale e il rapporto con l'eterno s'incarnano nell'attenzione riconoscente a qualsiasi minima fibra dell'esistente, prendono consistenza nell' immedesimarsi con la vita fisica del mondo vegetale e animale, e addirittura degli oggetti. Non serve il movimento, non servono le parole. Nella sezione "Studio sullo stare fermi", il non agire, il wu-wei del taoismo trova la sua espressione in versi che mantengono la magia di un insegnamento filosofico, di un invito al raccoglimento meditativo: "Si può, sai, stando qui/ stando molto fermi/ sostenere una stella. Si può/ dire alla foglia di cadere quando è ora/ e il frutto pilotarlo alla maturazione.// Si fa un atto di fede, stando fermi". E' una raccomandazione ribadita in tutta la prima parte della raccolta, in cui lo sguardo grato è rivolto essenzialmente ai fiori, agli alberi "nostra consolazione", "scrigno di perfezione". Solo l'adesione alla natura, il contatto con la terra insegna"quel mantra che contiene/ l'antica vibrazione musicale/ forse la prima, quando dal buio immoto/ per traboccante felicità/ un gettito innescò la creazione". L'innocenza degli elementi naturali insegna ad essere leggeri, a trasformare il finito nell'infinito, il relativo nell'assoluto. Ma importante è anche ricordarsi della storia, quella dei popoli e quella personale, e saper provare compassione per la vita che si consuma e per il corpo che muore. E allora al lettore appare altissima, teatralmente agita, visivamente scolpita, la sezione dedicata alla madre malata in cui la poetessa allestisce "l'ultima scena" per la mamma inferma, "accompagnando quel suo/ disimparare il mondo", pregando perché muoia. Non solo respiro poetico, abilità letteraria, visionarietà fantastica in questi versi: ma soprattutto antica sapienza, conoscenza e riconoscenza del bene, condivisione di bellezza. E indulgente pietas.
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