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Anno edizione: 2013
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Un libro autoritratto. Le passioni, i pensieri, i progetti, la fantasia. Tutto quello che per lo scrittore fa mania. Perché «scrivere è difficile. Si è soli, dopo le chiacchiere, le discussioni, gli incontri, le letture. Si è soli. Fa fatica e fa paura».
«Due dimensioni apparentemente contraddittorie si incontrano nella scrittura di Del Giudice, e ne fanno l'intensità. Da una parte, la piú insistente e accanita relazione con l'oggetto, la volontà testarda di – ritornare alla cosa –, conoscerla e dirla cosí come essa oggi ci appare, in questa luce. Dall'altra, l'energia con cui ad ogni frase viene tolta – la terra sotto i piedi –, con cui la descrizione piú precisa diviene esercizio di fantasia, mania e volo» – Massimo Cacciari
«Il volo della mente, il volo dello sguardo, il volo dell'aereo; ma il tempo, si può comperare? Riflessioni, lezioni, racconti, memorie del grande scrittore, sui rapporti fra linguaggio e realtà» – Cesare Segre
Si raccoglie qui tutto ciò che per Del Giudice fa mania. Intendendo per mania una parola doppia, una parola male-bene: nel mondo greco mania indica infatti non soltanto il demone che sconvolge la mente, ma anche una particolare forma di concentrazione, una forma estrema del conoscere e del coincidere con il proprio destino. È mania la mezzanotte, ventiquattresima ora del giorno, istante ultimo e anche primo, valico del giorno passato e incipit del nuovo, ora ventiquattro e ora zero; è mania il proprio lavoro, scrivere e narrare, in cui secondo Del Giudice sarebbe meglio possedere un doppio passo, essere ambidestri, con una mano tracciare delle mappe, costruire dei progetti e con l'altra operare perché questi progetti vengano invalidati dalla narrazione, perché ciò che vale nel racconto è proprio tutto quanto eccede e vanifica il progetto. Sono mania la luce, le macchine, le città, lo spazio, le fortezze reali e quelle immaginarie, le carte geografiche, il cinema e la fotografia. I protagonisti dei libri piú famosi di Daniele Del Giudice. Si ritrovano in queste pagine le riflessioni sul tempo e quelle sul volo («Come quando l'aereo si stacca da terra, una sospensione nebulosa e via, la scrittura spinge su, dentro i carrelli»). Si parla, con estrema e acuta intelligenza, del leggere, degli autori e dei libri piú amati, del tradurre, delle storie e dei personaggi, del trovarsi davanti al foglio bianco e del «levare ad ogni frase la terra sotto i piedi».
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e dire che avevo sentito odore di bruciato. a partire dalla fascetta: qui é raccolto tutto ció che per Del Giudice fa mania. chiaro riferimento a quella che ritengo una delle opere - delle raccolte - piú riuscite e di maggior successo dello scrittore. quindi: cercare di sfruttare - anzi di riprendere - una scia. che poi cosa vuol dire "fare mania"? secondo me non vuol dire niente. é un'espressione bruttina. poi: si tratta di una raccolta di raccontini, riflessioni, saggi eterogenei, in (gran) parte giá editi. e l'effetto é proprio quello: di un piatto messo insieme con ingredenti magari di buona qualitá, ma l'uno con l'altro scollegati. e con una preoccupante mancanza di perizia: per dire il riferimento agli Avvisi ai Naviganti di Conrad é sparso qua e lá in diversi testi, sempre con le stesse parole, sempre con la stessa nota a pié di pagina, quasi come se nessuno avesse pensato a "Omogeneizzare" questa raccolta, dandole almeno una dignitá unitaria. oh intendiamoci: alcuni saggi sono interessanti (specie quelli della prima parte). i racconti sul commercio del tempo non sono lontanissimi come riuscita e fascinazione da quelli di Mania. ma la sua vera poetica Del Giudice la enuncia all'inizio: scrivere é difficile...fa fatica e paura. insomma mi pare (e non é la prima volta che lo sospetto) che Del Giudice abbia paura di scrivere - e piú segnatamente abbia paura della fiction. e trovi invece sollievo in quei brani scientifici, precisi, ad esempio dove parla (con dovizia di particolari, temo noiosi per i piú) del volo. peccato, al di lá di questa raccolta, i cui limiti sono credo ascrivibili al progressivo inaridimento dell'autore e alla naturale propensione dell'editore a raschiare il fondo del barile (non intendo Einaudi in particolare), Del Giudice rischia di rimanere una stupenda occasione perduta nella contemporanea italiana. piú prosaicamente: compratelo solo se siete appassionati dell'autore - o appassionati di scienza, o di luce, o di volo. o di aridit
Un libro composto da interventi, lezioni, articoli dell'autore. Su tutto una scrittura nitida, esemplare, di uno dei nostri maggiori scrittori contemporanei. Finalmente fuori dalla dozzinale letteratura che invade le librerie delle nostre città.
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