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Pervaso di elementi gotici e orrorifici, ma anche teologici e noir, In senso inverso (1967) mostra il percorso di Philip Dick verso una narrativa sempre più speculativa e meno fantascientifica: il romanzo mette in scena le angosce esistenziali dell'autore sullo sfondo di un universo caotico, facendo coesistere inquietanti premonizioni spiritiste e gli echi delle lotte civili delle Pantere Nere, profezie apocalittiche e sparatorie di strada, tratti parodistici e le verità ultime sulla vita, la morte, il destino dell'umanità.
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Un mondo dove il tempo si è rovesciato, dove i morti escono dalle tombe per vivere a ritroso la loro esistenza fino a sparire nell’utero. È con questa premessa vertiginosa che Philip K. Dick ci scaraventa in In senso inverso, romanzo scritto nel 1967 ma incredibilmente attuale, filosofico, disturbante. Una delle sue opere più metafisiche, tra le meno conosciute ma tra le più coraggiose e visionarie. L'autore costruisce un incubo ontologico dove il tempo diventa riflesso delle nostre paure più profonde: la morte, la memoria, l’identità. Ma c’è molto di più. Philip Dick rovescia la linearità esistenziale, ma lo fa per metterci davanti a un paradosso: cosa accade quando nemmeno la morte è definitiva? Quando la vita stessa è una discesa verso l’oblio, non verso la costruzione? Quindi il tempo non è più irreversibile. Il romanzo alterna un tono speculativo e filosofico a quello quasi noir, grottesco, con accenti ironici e inquietanti. Le descrizioni sono precise, fredde, eppure emotivamente disturbanti. L'autore è maestro nel creare ambienti che sembrano reali nella loro assurdità, dove ogni personaggio si muove con un senso di impotenza e illusione. Il lessico è denso, a tratti tecnico, ma incalzante. In senso inverso è un’allegoria feroce del nostro tempo: dove la memoria è manipolata, la religione è spettacolo, la morte non è più un confine, ma uno strumento politico. Dove anche il linguaggio si dissolve in una nebbia burocratica e distorta. Philip K. Dick sembra dirci che la realtà non esiste, se non come convenzione momentanea. E ci interroga: che cosa siamo, se il tempo stesso può essere ribaltato? Un romanzo che scompiglia le certezze, che ci costringe a riflettere su cosa significhi esistere. Non è solo fantascienza: è una profezia, una meditazione sul senso della vita e sul terrore del vuoto.
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