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Anno edizione: 2023
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Alcuni grandi autori horror, come Stephen King e Ray Bradbury, sono capaci di raccontare l’infanzia e l’adolescenza con rara sincerità e con una visione non filtrata dall'essere adulti: le aspettative deluse, la sfiducia verso gli adulti, il bisogno di lasciarsi andare ed essere amati fin quasi all’abnegazione (almeno per quanto riguarda gli “ultimi”), il mondo che svela senza troppe premesse le sue zone grigie. E sono proprio degli “ultimi” i protagonisti di questo romanzo. Sia quelli del passato, i quattro ragazzi della linea narrativa che pian piano, come un puzzle, svela quanto accaduto nel 1919, sia quelli del 2019 che in qualche modo ricordano le loro vite precedenti. O meglio, inizialmente solo una parte di esse, quella più felice e “facile”. Ciò che ho maggiormente apprezzato de "L’innocenza del buio", oltre alla scrittura cristallina e un po’ gotica tipica dei classici dell'orrore (l'ambientazione, d'altronde, è un castello) è come la tematica dell’eredità del trauma è messa in scena e resa narrativa. Il trauma in questione è dei peggiori, e la linea sottile di ricordi che unisce i ragazzini del 1919 a quelli del 2019 è, almeno per come la vedo io, uno strumento narrativo che corre al nucleo centrale del trauma stesso, e che riguarda l’impossibilità di cancellarlo quando è così grosso e importante. Come dire: il trauma inaccettabile non muore, si riproduce ed eredita, sopravvive al tempo. I personaggi sono ben costruiti e credibili, la trama fatta di continue frammentazioni (è un racconto corale) è ben congegnata e a tratti riesce davvero a spiazzare. Ho ritrovato lo stile di Besana soprattutto nell’ultima parte (quella rivelatrice) e nello sguardo d’insieme sul paesello e sulle sue corruzioni. Un riuscito omaggio al King di It e di The Shining.
Il giudizio su questo horror è che (per il mio gusto) appare debole. L'idea di partenza non è male ( anche se per niente originale) lo sviluppo invece non mi ha preso più di tanto. Non so... Di questa serie di libri Macabre é uno dei meno riusciti. Mi ha ricordato una ( brutta) copia di Rose Red.
1919/2019 E se vi dico metempsicosi, parapsicologia, reincarnazione e antenne cerebrali? Ed è ancor più allettante se vi dico horror italiano? Ne siete affascinati e totalmente rapiti come il quarantenne professore universitario di neurolinguistica Christian Basili?!? Allora questo libro potrebbe decisamente essere la vostra prossima lettura! Ci sono storie che hanno origini più antiche e non finiscono mai per davvero. Questa è una di quelle. Ma andiamo con ordine: dopo anni di ricerche, lo psichiatra infantile Christian Basili viene contattato dai genitori disperati di Miriam Sallusti. Non sanno più come “aiutare” la figlia… Miriam è sopraffatta dai ricordi ed emozioni di una vita precedente, dice di chiamarsi Chiara e di voler ritornare al collegio-castello, quello che disegna in continuo… Qualche settimana prima, Christian stava investigando sul caso di Matteo Corvi, un ragazzino di nove anni che non fa altro che parlare di Ennio, il suo IO precedente e del collegio-castello in cui viveva, lo stesso dei ricordi di Miriam! E se a questo punto il mistero vi sembra intrigante, cosa pensate se vi dico che alla storia si aggiungono anche la tredicenne Erica ed il quattordicenne Kevin? E chi è madame Poitier amata da tutti e quattro? Miriam, Matteo, Erica e Kevin. Quattro vite passate: Chiara, Ennio, Irina, Gabriele. E un luogo che li accomuna: il collegio di madame Poitier. Sarà proprio lì che verrà fatta la “prova” definitiva, per tre settimane i ragazzi risiederanno nel castello di Vana. In questo libro l’ossimoro creato è insito nel fatto che la bellezza consiste nell’horror servito lentamente, introdotto con una suspense perfetta, insomma sciorinato pian piano, il lettore percepisce gradualmente l’oscurità a cui sta andando incontro.
Recensioni
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