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Premi
2015 - Oscar [Academy Awards] - Migliori effetti speciali
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Gran bel film di fantascienza.
Molto bello
Un film che è un’epopea, la terra sta morendo, si tratta di salvarla cercando un nuovo pianeta ospitale. Si sviluppa una storia nella quale i concetti scientifici come la relatività o la fisica dei buchi neri sono un pretesto per scandagliare la psicologia dei protagonisti, messi di fronte a enormi problemi che trascendono la loro vita, il tempo che passa diversamente, e un padre può ritrovare la figlia più vecchia di lui, la solitudine, il crollo di una civiltà. L’unico punto debole per me è il finale, che lascia senza spiegazione. Comunque un film da vedere.
Recensioni
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Va detto: dura quasi tre dannate ore. E poi è un’odissea nello spazio senza Ufo, senza creature di un altro pianeta con la pelle blu e senza alieni che balzano fuori dal petto di Matthew McConaughey. Interstellar rivela una parte speranzosa del regista Christopher Nolan che farà incazzare le cassandre che hanno amato Il Cavaliere Oscuro. E poi, hey, non lo sapevate che Alfonso Cuarón ha appena vinto un Oscar per aver diretto Gravity? Per quanto tempo ci si aspetta che gli spettatori si entusiasmino per le scie dei razzi spaziali?
Bla, bla, bla. A chi contesta questo film sfugge quanto Interstellar sia affascinante, con quale grazia riesca a mescolare il cosmico e l’intimo e con quale abilità riesca a esplorare l’infinito che c’è nei più piccoli dettagli umani.
È chiaro, Nolan non è mai stato il freddo tecnicista che molti credono essere. Guardate Memento (2000) di nuovo, o The Prestige (2006), o il sottovalutatoInsomnia (2002). Il fatto è che Interstellar rivela che è il cuore l’arma segreta che Nolan ci aveva tenuto nascosta – perché bisogna stare attenti con le emozioni, rischiano di esporti al ridicolo. Ma anche quando Nolan si sforza di esprimere al massimo i sentimenti e la sceneggiatura che ha scritto con suo fratello Jonathan si fa arzigogolata è difficile non cogliere la passione del visionario che vuole raggiungere le stelle.
E questo ci porta a parlare della trama, piena di sorprese che non vi sto certo per anticipare. Nel poster di Interstellar McConaughey si aggira per una superficie deserta. Dovrebbe essere Saturno, ma potrebbe benissimo essere la Terra, dove un uso scriteriato delle risorse ha trasformato il pianeta in un posto sudicio che affama e soffoca i suoi abitanti.
Nolan passa il primo terzo del film nel cuore contadino dell’America (così come sarà tra qualche anno). Ci presenta il vedovo Cooper (McConaughey), un ex pilota collaudatore della NASA che ora dipende dal suocero (John Lithgow) per crescere il suo figlio 15enne Tom (Timothée Chalamet) e la sua figlia Murphy (la superba Mackenzie Foy), che ha 10 anni. Murphy è tutta suo padre: è una ribelle che si rifiuta di credere a quello che le dicono a scuola, dove si insegna che il programma spaziale Apollo non è mai esistito, è stata solo una bugia.
È quando padre e figlia trovano dei reduci della NASA che la storia prende davvero il largo. Cooper parte per lo spazio alla ricerca di uno nuovo mondo da colonizzare, lasciando sulla Terra due figli che potrebbero non perdonarlo mai più.
Le lezioni di fisica arrivano quando Cooper dirige la stazione spaziale Endurance con un team di scienziati composto da Amelia (Anne Hathaway), Romilly (David Gyasi) e Doyle (Wes Bentley). (Una nota per gli spettatori: 2001: Odissea nello spazio, il capolavoro che Kubrick diresse nel 1968, e Star Wars sono dentro il Dna di Nolan. Reagite di conseguenza)
E poi arriva il momento wow, quello che rende Interstellar il nirvana di chi ama il cinema. Manovre ad alta tensione. Una visita a sorpresa. Una battaglia nella tundra ghiacciata. Un’onda grande quanto una montagna. Complimenti a Nolan e al suo team. Guardate Interstellar in un cinema Imax, se potete. Capirete il vero significato di “spaccare i culi”.
Infine, l’ora finale, che dà al film risonanza e un valore che rimarrà. McConaughey scolpisce ogni dettaglio senza doverne sottolinearne neanche uno. È un virtuoso, il suo volto è una mappa della vita che ha perso quando i suoi figli l’hanno bombardato di emozioni.
Nel caso non l’abbiate notato, McConaughey è in stato di grazia. E funziona davvero bene insieme alla Chastain, che dona alla versione adulta della figlia Murphy una grazia strabiliante.
Il tema, qui, è l’amore familiare, non quello romantico o sessuale. Cosa c’entra con le esplorazioni spaziali? Nolan lo fa spiegare alla Hathaway con un monologo. Ma quella scena non è nulla al confronto dell’eloquenza che brilla dagli occhi di McConaughey e Jessica Chastain. Sono il cuore ferito di Interstellar, un film che ci confonde solo quando prova a trattare l’amore come una scienza con regole da applicare.
In 2001, Kubrick guardava al futuro come a qualcosa che c’era sfuggito di mano. Per Nolan, la compagnia che ci facciamo l’un l’altro è l’unica cosa che abbiamo. Nolan crede che nel corso di un film sia meglio pensare, piuttosto che stare seduti a guardarlo e basta. Può darsi che questo renda Nolan il nostro cavaliere bianco. Nel caso, buona fortuna.
Recensione di Peter Travers
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