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Il libro espone in modo asciutto e conciso la campagna di Russia: le ragioni politiche e militari nel quadro della guerra fascista; le condizioni del Corpo di Spedizione, poi Armata Italiana (no, non avevano le scarpe di cartone) e l'atteggiamento dei soldati e dei quadri del Regio Esercito nei confronti dei prigionieri e della popolazione locale. Chi cercasse rivelazioni riguardo a questo ultimo punto, magari condite da episodi di violenza, potrebbe rimanere deluso: nonostante il titolo possa suggerire altro, il libro non si concentra su questo. Preziosissima la racconta di documenti dell'epoca alla fine del libro. Questi documenti, sia Italiani sia tedeschi, illustrano dettagli interessantissimi riguardo alle relazioni tra i due alleati,
Dopo tanti anni durante i quali mi sono pasciuto un po’ in tutte le salse della sciagurata campagna di Russia, c’è voluto questo testo per mostrarmi in quali secche, quella della memorialistica, m’ero andato a impaludare. Pensare che solo un annetto fa, 2018, su un noto quotidiano nazionale si riportava stralcio d’un bollettino emesso dai sovietici (“solo il corpo alpino italiano può considerarsi imbattuto in terra russa”) che in realtà non esiste (e l’aveva scritto già Alfio Caruso, la stessa frase era riportata in un racconto a fumetti del Corriere dei Ragazzi primi anni ’70!), per dire come sia tuttora attiva l’inclinazione a esaltare l’impresa russa che in realtà di epico ebbe ben poco, “tralasciando” invece i biechi e disperati fini che la mossero e i fatti che la composero.
poveri disgraziati, mandati a morire da un regime di ladri criminali, imbelli. scarponi di cartone fucili della guerra 15/ 18 nessun mezzo di locomozione, migliaia di km a piedi nella neve e nel gelo e c'è ancora chi inneggia al regime fascista, idioti.
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