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In questo “libro crudele”, come lo definisce lo stesso autore, uno dei suoi aspetti più straordinari e convincenti è la vena lirica tanto espressiva e musicale, un po’ proustiana. E c’è molto “côté de Guermantes” nel libro, dove compare un gotha di nobili e teste coronate: Malaparte, scrittore celebre, conosciuto nelle corti e nelle cancellerie di tutta l’Europa, non si è sottratto alla mondanità, a giudicare dalle scene che si susseguono. C’è però da aggiungere che non si è sottratto nemmeno alle sue responsabilità (sebbene la schiavitù del fascismo abbia fatto perdere agli italiani il senso della responsabilità, osserva), e ha dunque percorso tutti i fronti della guerra, dalla Finlandia all’Ucraina, dalla Polonia alla Serbia, in qualità di giornalista. Il suo libro getta luce su molti orrori, con la descrizione del ghetto di Varsavia, di un pogrom in Romania, di un bordello di ragazze ebree per soldati tedeschi, del bombardamento di Belgrado, e con gerarchi nazisti, bellimbusti fascisti, in mezzo a tanto chiacchiericcio ipocrita e cinico. Fra continui scorci di paesaggi, evocati con frasi spesso ripetute come formule incantatorie, fra centinaia di sfumature di cieli (un solo esempio: “Il cielo era di un colore roseo, simile al rosa lucido delle unghie di un bambino”), Malaparte ci racconta storie di uomini, o anche di animali, cavalli, cani, farfalle “che inventano favole meravigliose per sussurrarle ai fiori”. Anche se talvolta esagera il proprio ruolo (soprattutto la durata e il rigore della sua prigionia come antifascista), o non esita a inventare episodi (come è stato detto), è indubbia la sua qualità di testimone privilegiato di numerosi teatri della guerra, che ha saputo raccontare in un libro assolutamente splendido.
Nessuno come Malaparte è riuscito a usare una prosa più lirica per parlare dell'orrore della guerra. Nel corso della lettura si viene sedotti da due forze uguali e contrarie: l'enormità dello strazio indicibile della guerra e quella del tepore lancinante e ricreativo della lingua poetica di Malaparte. Il lettore ne esce distrutto e rinato, grato per questo autore quasi dimenticato, che giganteggia tra gli autori della nostra letteratura contemporanea.
Non siamo ai livelli della Pelle dello stesso autore ma comunque godibile e leggibile. Racconta gli anni della guerra vissuti in prima persona da Malaparte in qualità di diplomatico. Rende vivamente tutte le contraddizioni umane che vengono fuori in periodi di guerra.
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