L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +10 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 1975
Anno edizione:
Anno edizione: 1975
Promo attive (0)
La leggenda del santo bevitore fu pubblicato per la prima volta nel 1939, pochi mesi dopo la morte di Joseph Roth, esule a Parigi – e può essere considerato, per molti versi, il suo testamento, la parabola trasparente e misteriosa che racchiude la cifra del suo autore, oggi riscoperto come uno dei più straordinari narratori di questo secolo.
Il clochard Andreas Kartak, originario come Roth delle province orientali dell’Impero absburgico, incontra una notte, sotto i ponti della Senna, un enigmatico sconosciuto che gli offre duecento franchi. Il clochard, che ha un senso inscalfibile dell’onore, in un primo momento non vuole accettare, perché sa che non potrà mai rendere quei soldi. Lo sconosciuto gli suggerisce di restituirli, quando potrà, alla «piccola santa Teresa» nella chiesa di Santa Maria di Batignolles. Da quel momento in poi la vita del clochard è tutta un avvicinarsi e un perdersi sulla strada di quella chiesa, per mantenere una impossibile parola.
È come se il clochard volesse ormai una sola cosa nella sua vita – rendere quei soldi –, e al tempo stesso non aspettasse altro che di essere sviato da innumerevoli pernod, da donne che il caso gli fa incontrare, da vecchi amici che riappaiono come comparse fantomatiche. Tutta la straziata dispersione della vita di Roth – e soprattutto dei suoi ultimi anni, quando, proprio a Parigi, trovava una suprema, ultima lucidità nell’alcool – traspare in questa immagine di un uomo ormai tranquillamente estraneo a ogni società, visitato da brandelli di ricordi, generosamente disponibile a tutto ciò che incontra – e in segreto fedele a un unico e apparentemente inutile voto.
I libri di poche pagine continuano sempre a stupirmi perché hanno la potenza di racchiudere in contenitori così piccoli perle di grande e autentica bellezza. "La leggenda del santo bevitore" è uno di questi. Più che un breve racconto lo definirei una vera e propria parabola, una parola con al centro l'uomo e le sue debolezze. Il protagonista della narrazione è un povero clochard continuamente preda di vizi e passioni, un uomo costretto a vivere ai margini della società a causa di una colpa di cui si è macchiato tempo addietro. Chi può allora venire mai in aiuto di un simile reietto? Chi può tendergli la mano quando tutto ciò che gli resta sono soltanto fogli di giornale per riparsi dal freddo e bottiglie d'alcool come unica fonte di consolazione? Il racconto autobiografico di Joseph Roth, scritto poco prima di morire, è una splendida riflessione sulla condizione umana e sulla voglia di sentirsi finalmente a Casa quando si è giunti al termine del proprio personale percorso su questa terra, qualunque esso sia stato. Perché anche i santi bevitori hanno un "qualcuno" disposto sempre ad attenderli a braccia aperte, un qualcuno pronto a dargli finalmente quel ristoro e quella pace al termine di tanto sofferto vagare.
La straziante disperazione di un clochard diviso tra la promessa di consegnare del denaro ricevuto in presisto alla sua "piccola Santa Teresa" e i numerosi bicchieri di pernod che lo rovinano completamente (come solo l'acool sa fare). Ci sono istanti di una vita migliore, ci sono istanti del passato, c'è il grande cuore di un uomo rovinato dal bere, c'è la volontà a migliorarsi, ma uno scontro continuo con le vicissitudini della vita che ti allontanano dal tuo obiettivo. Toccante, soprattutto se si pensa che è quasi una sorta di autobiografia.
Racconto in parte autobiografico di Roth, incentrato sulla dipendenza dall'alcol e sul ruolo dei soldi da restituire. Tale debito è motore delle vicende del protagonista Andreas, il quale, con troppa speranza verso futuri miracoli, non si preoccupa di sperperare quelli che a mano a mano arrivano. La dipendenza dall'alcol è anche oggi difficile da superare, figuriamoci in epoca di guerre, scontri, fame e difficoltà. Novella che si fa leggere in un'ora e mezza, in tutta tranquillità; non annoia ed è scorrevole. Edizione ben curata; Adelphi è una garanzia!
Recensioni
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore