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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2017
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Non c'è scampo per chi scrive: anche se credevi di esserti già messo a nudo, il passato torna sempre. E stavolta chiede il conto. Un'«autobiografia horror» in cui l'autore sfida se stesso confrontandosi con il demone piú forte di tutti: la letteratura.
L'Accademia dei Ciechi ha deliberato: Michele Mari deve scrivere la sua autobiografia. O, come gli ha intimato Quello che Gorgoglia, «isshgioman'zo con cui ti chonshgedi». Chiamando a raccolta tutti i suoi fantasmi e tutte le sue ossessioni (fra cui un numero non indifferente di ultracorpi), passa al microscopio i tasselli di un'intera esistenza: la propria. Un romanzo di formazione giocoso e serissimo che è anche un atto di coerenza verso le ragioni piú esose della letteratura.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il prologo può risultare ostico per chi non è avvezzo alla lingua ricercata di Mari e alle sue scelte lessicali desuete. Per chi persevera, la lettura offre una biografia anomala e orrorifica, in cui campeggiano le figure dei genitori, entrambi talentuosi e creativi, ma dolorosamente distanti per carattere e visione esistenziale. Nel mezzo ecco Michele, il frutto dell’amplesso abominevole, precocemente alle prese con fantasmi ed entità oscure, proiettato su un altrove che trova nella letteratura il regno prediletto. Non si pensi però ad un testo cupo o lamentoso: l’ironia non manca, facendo scaturire un sorriso o una risata anche da eventi drammatici. Nel caso di Mari, è sempre la forma letteraria a segnare la differenza, a dare valore e piacere a una lettura che è impietosa e struggente cronaca familiare, attraversata da feticci e ossessioni filtrati dalla memoria.
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