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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2014
Queste brillanti Lezioni illuministe sono state esposte al Collège de France, dunque a un pubblico colto, che vuole comprendere il presente e il passato, nella speranza, diceva Nietszche, di costruire il futuro. Il primo obiettivo delle Lezioni è perciò mostrare che l'Illuminismo è una radice della società europea. Ma, per ravvisare nel modo di pensare e vivere illuminista questioni tuttora attuali, occorre ritrovare una genuina visione storica e sbarazzarsi della ricostruzione filosofica, che dell'Illuminismo ha invece proposto un'immagine distorta. Tale immagine ricorda, per Ferrone, quella fantastica dell'ircocervo. Con il termine ircocervo Aristotele rifletteva sulle categorie di vero e falso nel discorso, e Croce definiva il liberalsocialismo di Calogero, che univa quel che era contraddittorio. Qui, invece, ircocervo indica una rappresentazione fallace della realtà dei Lumi, prodotta dalla "deliberata sovrapposizione di storia, teologia e filosofia, e quindi (dal) mancato rispetto dei diritti della verità storica". L'accusa all' interpretazione filosofica non è di fare filosofia, ma di essere una filosofia della storia. Tre sono i punti che discendono da quell'obiettivo: criticare l'Illuminismo della storia filosofica, discutere la tradizione storica novecentesca e mostrare cosa sia l'Illuminismo secondo la storia culturale.
Per il primo punto, Ferrone analizza le posizioni di Hegel e prosegue con Nietzsche, la Methodenstreit del primo Novecento, Croce, Cassirer, Habermas, Foucault e la recente visione cattolica dell'Illuminismo (cui vengono dedicate pagine assolutamente condivisibili). La conclusione è che la filosofia della storia ha cancellato il valore dell'azione umana, annullata nella logica dello spirito assoluto del primo dei filosofi citati, o in quella dei poteri sociali ricostruiti da Foucault. All'Illuminismo è sì riconosciuta la capacità di criticare il potere, ma non di costruire un progetto. Sicché resta o lo scetticismo di una rivolta priva di raison, o l'accettazione della gerarchia del potere spirituale e/o politico. Forse eccessiva è l'unificazione di tante posizioni nel modello della filosofia della storia. Non sembra il caso né di Cassirer, né di Habermas, e, soprattutto, dello storicismo di filosofi e storici, che hanno avuto appunto la filosofia della storia come bersaglio polemico almeno dalla fine dell'Ottocento. Comprendere il "mutamento da un punto di vista mutevole" (Momigliano) ha infatti imposto allo storicismo il problema di unire a questa prospettiva la vitale distinzione tra vero e falso. Già Croce, nella memoria del 1896, non in quella del 1893, aveva avviato questa cruciale discussione, ripresa da Momigliano e Ginzburg, che hanno ribadito che compito della storiografia è fare opera di verità.
E gli storici? Lo storico più sensibile a questo problema fu, per l'autore, Bloch, teorico della storia come cambiamento. Tra gli storici dell'Illuminismo si discutono soprattutto Darnton e Venturi, che hanno dato essenziali contributi di conoscenza, ma mostrato un forte legame con le prospettive filosofiche di Cassirer, il primo, e di Croce, il secondo. Per entrambi l'Illuminismo stette nel movimento di idee sviluppatosi nei decenni dell'Enciclopedia, mentre gli anni seguenti videro il declino delle élites illuministe. A partire da questi risultati, Ferrone propone però un'altra interpretazione dei Lumi. Non più la visione etico-politica dell'Illuminismo, la sua storia sociale o intellettuale, ma la storia culturale, che articola il rapporto fra pratiche e rappresentazioni e indaga in altro modo i nodi della storia illuminista: la polemica con la religione; la nascita dell'opinione pubblica, la formazione di élites e la politicizzazione dei loro progetti; la visione ambivalente dell'individuo, volto alla felicità, ma pure consapevole dell'ineliminabilità del male e del senso tragico della vita; l'esigenza di criticare le tradizioni e di pensare a formulazioni universali dei diritti, al tempo stesso attente alla loro evoluzione.
La storia culturale fa venire alla luce non il declino dei Lumi nel decennio antecedente la rivoluzione, ma la loro diffusione. Al centro è l'età del tardo Illuminismo, che va dal 1776 al 1789. A essere diverso, quindi, non è solo il metodo, ma anche l'Illuminismo. Ferrone ridimensiona il mondo dei philosophes atei e materialisti e la loro progettazione di forme sociali radicalmente diverse, e ritrova nell'Illuminismo della sua epoca tarda una capacità diffusiva che lo mostra "assai più di quanto si sia sempre creduto, anche un figlio legittimo dell'Antico Regime". Con ragione, Ferrone combatte le teorie che spiegano l'Illuminismo con la Rivoluzione. Ma vengono forse sottovalutate le tensioni, i conflitti, si pensi al problema del debito pubblico, di quel decennio, e la Rivoluzione non scompare. A suo capo non c'è (anche) l'Illuminismo?
Girolamo Imbruglia
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