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Don DeLillo fa di Lee Harvey Oswald, l'assassino di Kennedy, il simbolo di un'America in cui le nevrosi quotidiane e la ricerca di ideali creano una miscela sempre sul punto di esplodere. E porta alla luce tutto quello che sull'assassinio di Kennedy è stato detto e smentito, gridato e sussurrato, fino alla scena sacrificale di Dallas.
«"Libra" è come il fermo immagine del fuoco incrociato, il fotogramma di un istante tremendo» – The New Yorker
«L'immaginazione apocalittica di DeLillo affronta l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy in un racconto che lascia senza fiato» – Newsday
John e Jacqueline Kennedy sfilano in un corteo di automobili «dentro il fuoco di mezzogiorno» di Dallas. Tutto sembra così dolorosamente chiaro, tutto è «luce e cielo». E tra i riflessi e i luccichii di automobili, lenti fotografiche e acciaio di armi, sotto il sole sfolgorante si compie il sacrificio: Lee Harvey Oswald, bene in vista nella grande vetrata del Texas School Book Depository, spara contro il presidente Kennedy, bene in vista sul sedile della Lincoln scoperta. Carnefice e vittima uniti nel fulgore, nel lampo che cambierà il mondo. Perché da quel 22 novembre 1963, per Don DeLillo, come milioni di altre persone, l'America non è più la stessa. Con una scrittura scabra e affilata, DeLillo penetra nei covi degli attentatori, nelle tenebre dell'inconscio degli ex agenti dell'Fbi e anche di Oswald, il loro burattino, il ragazzo dall'identità e dal passato incerti. Così viene alla luce tutto quello che sull'assassinio di Kennedy è stato detto e smentito, sussurrato, fino alla scena sacrificale di Dallas.
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