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Anno edizione: 2014
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Una piacevole favola che fa riflettere sull'importanza delle parole e sull'incapacità di guardare con occhi scevri da pregiudizi ciò che non fa parte della nostra quotidianità. La prosa è semplice e scorrevole, ma il finale sembra piuttosto sbrigativo per cui tre stelle.
Difficilmente do 5 stelle ma in questo caso le assegno con piacere. Bello, bello e ancora bello. Consigliatissimo!!
La bellezza. Quando trovi il tuo posto fra mille altri in cui ti sei sempre sentito sbagliato. Se fossero le parole quel posto? Se fosse la magia che scaturisce dal loro suono l’energia attraverso cui riusciamo a percepire tutto?E come tutte le cose, forse ci accorgeremmo del suo reale valore solo dopo averla perduta. Selinunte e i suoi abitanti sanno cosa vuol dire. Sanno cosa accade quando le parole si dissolvono, per non tornare mai più. O forse, non ne hanno più memoria. Quello che resta loro è un mondo muto, vacante. Senza più nemmeno la vita e la possibilità di appartenerle. Nessun passato, nessun futuro. Solo un presente in cui ci si guarda fissi negli occhi.. e si tace. E immagina che sia tu il solo risparmiato da quel crudele incantesimo. Quando mentre parli, nessuno comprende quello che dici. Quando vorresti che partecipassero alla bellezza della vita, ma quella bellezza ormai puoi vederla solo tu. Questa storia mi ha fatto capire cosa sia la solitudine. Quel senso di estraneità, quel vuoto che vorresti riempire di parole.. ma senza qualcuno che sia disposto ad ascoltarle. E dar loro un senso, insieme a te. Ma perché sono andate via le parole? Forse perché qualcuno le ha usate nel modo sbagliato. Perché se ne è servito come un’arma per ferire, agendo all’ombra dei pregiudizi e dell’ignoranza. E quando succede, c’è bisogno di qualcuno che le protegga. Che le protegga dal male, perché con le parole si può far piovere poesia e commozione dal cielo. Empatia, altruismo. Comprensione e fiducia. E usarle in ogni altro modo sarebbe terribilmente vile e indegno. Un libraio, un bambino e una città senza più un’identità.. sono qui a ricordarcelo. Abbiamo le armi più potenti al mondo con cui plasmare la nostra realtà. La voce, le parole. La scrittura, i libri, la lettura. Possiamo usarle per diffondere conoscenza, vicinanza e comprensione. Che possano servirci solo a questo. O almeno, a tutto quello che ci sembri simile all’amore
Recensioni
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Fu uno shock, come la luna vista dall’altra parte. A tredici anni, scappato di casa, non potevo decifrare il senso di quella lettura, ci vagavo dentro e basta, cullato, inerme, felice come al centro i un gioco sconosciuto, felice di una felicità che era insieme il vecchio e il nuovo: tutti i natali e quel che sarà.
Nel racconto di Roberto Vecchioni prende vita la piccola cittadina di Selinunte abitata da persone che hanno perso le parole. O meglio, non sanno più dargli la giusta tensione, si parla solo per routine. Poche parole, incisive, amene. Finché in città non arriva un libraio, un ometto descritto come piccolo, storto e incurvato che riporta il peso delle parole in città aprendo una libreria dove i libri non si vendono ma si leggono tutti i giorni alle 21.
La figura del libraio senza nome fa innamorare, è come se fosse un pifferaio magico. Riporta i sentimenti e le emozioni espressi tramite le parole in una città grigia. Senza parole e senza libri si sa, spariscono anche tutte le sfumature.
Numerose sono le citazioni classiche di altri libri, che fanno intravedere qualcosa della personalità del libraio.
È un libro che parla di quello che la lettura ci può donare e di come ci possa salvare dal degrado generale dei nostri giorni. La scrittura è quella tipica del maestro Roberto Vecchioni: fluida, famigliare, semplice.
Recensione di Francesca Chiarello
A cura del Master Professioni e prodotti dell’editoria - Collegio Universitario "Santa Caterina da Siena” in collaborazione con l’Università di Pavia
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