(Karlbo, Dalecarlia, 1864 - Stoccolma 1931) poeta svedese. Specialista di letteratura barocca, direttore della biblioteca di Stoccolma, fu dal 1912 segretario dell’Accademia di Svezia, che subito dopo la sua morte gli assegnò il premio Nobel, da lui già rifiutato per correttezza (essendo membro dell’Accademia) nel 1918. Nelle sue liriche si avverte il gusto per stilemi, schemi metrici e ritmici del passato, che acquistano per lui la funzione di oggettivare impulsi sentimentali, nostalgie per la natura e la vita agreste, richiami sensuali e popolareschi. Questa insistita finezza e destrezza del mestiere poetico più tradizionale lo apparentano al decadentismo europeo del tardo Ottocento. Ma si tratta di un decadentismo legato a esperienze culturali: K. fu, secondo un modello psicologico di artista frequente nell’Europa di quegli anni, uno «sradicato» (come egli stesso si definì) che configurava insoddisfazioni e inquietudini nelle immagini e nelle forme poetiche di un passato dichiarato ormai inaccessibile. Tra le principali raccolte di liriche: Canzoni della landa e d’amore (1895), Canzoni di Fridolin (1901), Flora e Pomona (1906), Flora e Bellona (1918), Corno autunnale (1927).