(Parigi 1628-1702) letterato francese. Gesuita, autore di opere agiografiche e religiose, partecipò alla polemica contro i giansenisti; ma è grazie ai suoi interessi di linguista, grammatico e critico che egli occupa un posto di rilievo nella storia letteraria di Francia. Sostenne i principi puristi della Académie française, opponendosi a una sintassi e a un vocabolario arcaici o, al contrario, indiscriminatamente aperti ai neologismi, in nome di una lingua naturale, semplice e razionale, fondata sul buonsenso, sull’uso prevalente delle persone colte e sull’imitazione dei classici (Dubbi sulla lingua francese, Doutes sur la langue française proposés à MM. de l’Académie, 1674). Con la Maniera di ben pensare sulle opere dello spirito (Manière de bien penser sur les ouvrages de l’esprit, 1687) - violenta condanna della letteratura italiana, ch’egli considerava principale responsabile della diffusione in Europa del malgusto barocco - scatenò una delle più famose polemiche settecentesche, cui parteciparono, fra gli altri, G.G.F. Orsi e L.A. Muratori. Fu amico di Racine e di Boileau.