(Castelnuovo Scrivia, Alessandria, 1485 - Agen 1561) novelliere italiano. Studiò a Pavia e a vent’anni entrò nell’ordine domenicano; poi, attratto dalla vita mondana, divenne uomo di corte alle dipendenze di grandi casate e fu agente diplomatico di Ippolita Sforza. Nel 1526 lasciò l’ordine; nel 1529 si pose al servizio di Cesare Fregoso, luogotenente di Francesco I di Francia. Quando il Fregoso venne assassinato (1541), B. ne seguì la vedova in Francia, dove, col favore del re, fu nominato vescovo di Agen. Lasciò Canti XI delle lodi della signora Lucrezia Gonzaga (composti fra il 1536 e il 1538 e pubblicati nel 1545, insieme con i capitoli in terza rima Le tre Parche) e Rime petrarchesche venate di realismo (più di 200, pubblicate nel 1816); volgarizzò l’Ecuba di Euripide (1539), tradusse in latino la novella di Boccaccio su Tito e Gisippo (1509) e compose una Religiosissimi Iohannis Baptistae Cattanei genuensis vita (pubblicata nel 1952).La sua fama, tuttavia, è affidata ai Quattro libri delle Novelle (i primi 3 comparsi a Lucca nel 1554, il quarto a Lione nel 1573): 214 novelle non legate da una cornice o da un motivo conduttore, ma precedute, ciascuna, da una dedicatoria che si richiama a fittizie situazioni di conversazione mondana, ed è indirizzata a principi, signori, personaggi illustri. Con tale impostazione l’autore ottiene un duplice risultato: sostituisce una struttura «aperta» a quella «chiusa» della tradizione boccacciana e crea un effetto di verosimiglianza storica che contribuisce a dare forza e rilievo al tono cronachistico del racconto. Il corpus è quanto mai complesso sia per la varietà delle fonti (storia antica, medievale, cronache cittadine, episodi e aneddoti di vita quotidiana, racconti di altri scrittori precedenti) sia per il carattere delle singole narrazioni: comico, tragico, osceno, passionale, fiabesco, avventuroso, d’intrigo, d’incantagione, di beffa o di raggiro. Il pregio fondamentale consiste nell’indagine psicologica e nell’immediatezza del narrare, che si adegua prontamente all’interesse del lettore. Questa disposizione portò B. a introdurre nella novellistica tematiche nuove e un linguaggio più dimesso, antiletterario e realistico. Grande fu la fortuna europea di B.: dalle sue Novelle Shakespeare ricavò gli argomenti per Romeo e Giulietta, Molto rumore per nulla e La dodicesima notte, mentre più di uno spunto ne trassero Stendhal, Byron e De Musset.