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L'unico difetto di questo libro è che alla fine a causa dell'assenza di una vera e propia trama diventa solo un accozzaglia di battute e sketch divertenti scollegati tra loro. Peccato perchè a tratti è molto divertente e offre vari spunti di riflessione sulla vita moderna.
In una sola giornata ho iniziato e finito questo libro, uno dei pochi che ho affrontato senza aver sentito o letto critiche, giudizi, commenti. Il libro mi ha divertito molto, ma sarebbe riduttivo fermarsi al lato satirico ed umoristico. Si tratta di una critica, arguta e talvolta spietata, ad una imbecillità dilagante nella nostra società ed una difesa di chi, nonostante tutto, ha il coraggio di essere diverso salvaguardando la propria individualità. Dato che ormai esistono solo ''uomini-massa'', che fanno, dicono, pensano ciò che tv, società etc. impongono loro, un manicomio sembra l'unico spazio concesso ai pochi veri individui rimasti. (L 'io narrante è un ricoverato in casa di cura per malattie mentali). E questo secondo me è anche il significato del titolo: meglio una certezza propria, individuale, autonoma, anche se alla maggioranza può sembrare banale e ridicola, di tante pseudo-verità, pseudo-certezze imposte, in modo più o meno palese dall'esterno per azzerare il nostro spirito critico e, di conseguenza, la nostra intelligenza. Vivamente consigliato (Claudia Milani)
Mi sono molto divertito con "Le lumache non bevono vino." di Raffaele Mangano. Il suo stile è incalzante e non c'è un attimo di tregua per il lettore. Una delle storie che mi è piaciuta di più è quella tra Pugaciov e Luca a proposito della cinquina, che poi esce e manda fuori di senno Luca. Ma nella parte finale il libro cresce addirittura con altre esilaranti trovate. A Puccio Lollis, il protagonista (incantevole l'album di famiglia), invidio di conoscere a menadito gli introvabili e preziosi scritti del filosofo Stifelius, che così tanto lo aiutano; e se potessi scrivergli a Villa Fiorita (la casa di cura per malattie mentali ove è rinchiuso), vorrei chiedergli un po' di quella cioccolata fabbricata dagli Atzechi, così energica "che per consumare le calorie accumulate bisognava salire e scendere di corsa le piramidi a gradoni per almeno una decina di volte".
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