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Ingredienti: una mente curiosa interessata ad ogni confine dello scibile, la centralità della matematica in tutte le discipline umane, la conoscenza come unica via, verità e vita, la critica ragionevole verso ogni superstizione, dogma e religione. Consigliato: a chi vuol andare dove lo porta la ricerca e il dubbio, a chi non è fatto per viver come bruto o sottomesso a verità imposte.
ci sono due alternative: o odifreddi pur di guadagnare è disposto a rinunciare a mantenere un livello minimo di dignità e di serietà scientifica; oppure per reale ignoranza non ha la più vaga idea di come ci si approcci a tematiche filosofiche, linguistiche, filologiche, esegetiche (solo per fare una selezione degli argomenti di cui si occupa nella sua produzione da polemista, con risultati avvilenti se si pensa che ci troviamo di fronte ad un professore universitario). insomma o ci è o ci fa. in ambedue le circostanze, comunque, risulta capace di generare ilarità involontaria grazie alla risposta che odifreddi riserva ad enzo bianchi in questa sua opera (insieme raccogliticcio di interventi già pubblicati specie su quotidiani). bianchi sostiene che motore fondamentale di pubblicistica di tal sorta è squisitamente il desiderio di soldi facili. l'autore non solo afferma che non c'è un effetto positivo, sotto il profilo ecomnomico, nello scrivere libri pieni di livore nei confronti della chiesa, ma addirittura sostiene che la scelta di tale argomento lo avrebbe svantaggiato. considerando che dopo la svolta da ateo militante ha potuto pure congedarsi dall'insegnamento grazie ai soldi accumulati ed alla pubblicità guadagnata, ditemi voi se la risata non sia d'obbligo.
Bellissimo libro, quello di Piergiorgio Odifreddi, in cui l'autore dimostra una volta di più la sua capacità di spaziare a tutto campo, senza per questo mai risultare scontato o superficiale. Purtroppo per i suoi detrattori (di professione?) Odifreddi parla sempre con cognizione di causa degli argomenti che propone all'attenzione del lettore, argomenti che svolge con un'impostazione logico-razionale spesso inoppugnabile, in quanto basata su un uso accorto e rispettoso delle fonti e del tutto scevra da quel dogmatismo che giustamente imputa alle religioni, in primis quella cattolica. Non è facile divulgare, e non è mestiere da scrittore di serie B: il nostro matematico impenitente ci riesce benissimo e rende un ottimo servizio alla comunità ogniqualvolta ci propone uno spunto di riflessione, un punto di vista diverso dalla "vulgata" dominante imposta dal pensiero unico, un aiuto a rafforzare la nostra capacità di comprensione del mondo che ci circonda. Last, but not least, il tutto è proposto con uno stile accattivante e che fa uso di un italiano pressoché perfetto, virtù rara di questi tempi...
Recensioni
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L'immagine di copertina è esaustiva. Con il solito piglio sardonico, il viso di Piergiorgio Odifreddi sfida le fiamme dell'inferno che lentamente lo inceneriscono. La citazione riguarda una nota trasmissione televisiva di Corrado Augias in cui il professore veniva colpito da un fulmine proprio come il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte.
"Pentiti, scellerato". E invece no. Otto volte no: io non mi pento. Non si può certo dire che gli manchi il coraggio. Dopo le polemiche suscitate da parte del mondo cattolico, accademico, filosofico e mediatico, in seguito alla pubblicazione del suo precedente saggio Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), il nostro matematico non ha nessuna intenzione di abiurare, anzi.
Questo suo nuovo lavoro, suddiviso in sette sezioni diverse, affronta tutti i temi caldi del dibattito intellettuale italiano, attraverso l'analisi dei fatti di cronaca più rilevanti degli ultimi anni. Dallo tsunami ai sospetti brogli elettorali delle precedenti elezioni, dall'editoria a Gödel, ciascun episodio offre uno spunto per riflettere sulle grandi questioni spirituali e temporali del mondo contemporaneo. Il matematico "impenitente" non demorde e rilancia, descrivendo le leggi della religione degli scienziati per intenderci quella del "Deus sive Natura" spinoziano - e addirittura dettando un nuovo "Credo", una professione di fede cieca e assoluta verso le regole della natura.
Nonostante il tema teologico, al quale è espressamente dedicata una sezione del libro, sia il fil rouge che percorre tutto l'impianto dell'opera, Piergiorgio Odifreddi non risparmia le critiche alle altre branche del sapere, prime fra tutte la filosofia e la letteratura. Per quanto riguarda la prima, in queste pagine si ritorna al dibattito intellettuale che ha già coinvolto in passato pensatori del calibro di Severino e Cacciari, per quanto concerne invece la letteratura, si schiudono nuovi e interessanti prospettive di discussione.
Secondo Odifreddi la creazione letteraria non è altro che il frutto della fantasia: invenzione, favola, insomma mera illusione che non merita di rivestire il ruolo cardine che ricopre nel mondo della conoscenza e, soprattutto, dell'editoria. Meglio sarebbe per i lettori rivolgere la propria attenzione e il proprio interesse alla scienza, cioè ai fatti reali, capaci di rivelare le leggi universali del mondo e di squarciare il velo delle illusioni che ci impedisce di conoscere la realtà.
Ancora una volta, dunque, il professore sferra il suo attacco in nome di uno scientismo integralista, utilizzando il dogma riduzionista come una spada in grado di colpire tutte le branche del sapere. Una vera e propria crociata che prosegue sulle pagine di questo nuovo libro, un'opera che comunque si dimostra capace di suggerire nuove riflessioni, riaccendere passioni, stimolare una ricerca di senso assoluto religioso o scientifico - in una società pervasa dal relativismo.
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