Il breve mestiere di vivere. Sanremo non è solo Festival

Non frequento assiduamente il genere giallo e stavolta ho scelto il libro per aver conosciuto l’autore alla presentazione di questo suo primo romanzo. Morosetti é una penna prestata (credo senza “ritorno”) al genere più agli antipodi dei cartoni animati di cui é autore. Una prova nella quale emerge il suo stesso divertimento nel liberarsi dai vincoli imposti da prodotti destinati ai più giovani. Tra eccessi di alcool e lucidità, lo stralunato e simpatico protagonista ci introduce nella Sanremo più segreta e torbida, e ci conduce in una storia che sa bilanciare ben le riflessioni su un periodo storico che ha velocemente sviluppato la sua complessità e gravità e il divertimento di situazioni e personaggi legati al mondo fatuo del Festival della Canzone. Una sorta Giano Bifronte questo libro, ora amaro ora spiritoso, che lascia spunti di riflessione e allo stesso tempo una piacevole distensione.

Bella trama, bel protagonista. Una sanremo davvero inedita. Merita

Arturo, un giornalista allo sbando, è arrivato al limite della sopportazione del suo lavoro e della sua vita dove l’unica panacea è stordirsi di alcol, fumo e un po’ di coca. Viene ingaggiato dalla rivista di gossip per cui lavora per intervistare una celebrità canora a Sanremo in occasione del Festival. Reietto ormai dal giornalismo serio, a causa di uno scoop del passato finito male per la sua carriera e per la sua vita privata, con riluttanza torna nella sua città natale consapevole dell’avversione che quei luoghi hanno per lui. Incontra i vecchi amici, ricorda gli episodi vissuti nell’infanzia e nell’adolescenza, con un’ombra di nostalgia e dolore. Tra vari tentativi rocamboleschi e fallimentari di incontrare il cantante, si imbatte in Nino, compagno di avventure di vecchia data sempre pronto ad aiutare qualche sbandato e scovare qualche ingiustizia. L’unico desiderio di Arturo è di porre fine al suo ingrato compito e fuggire via da Sanremo, ma Nino cerca di coinvolgerlo in una faccenda molto urgente, così seppur controvoglia accetta un appuntamento per il giorno dopo. Con i postumi di una sbronza colossale Arturo si reca al cantiere dove Nino lavora, trovandolo morto, si rifiuta di credere al suicidio frettolosamente archiviato dalla polizia, e inizia a scavare sulla vicenda menzionata dall’amico. Il giornalista indaga per trovare il responsabile dell’omicidio, tra feste esclusive, politici corrotti, organizzazioni criminali, pestaggi e incidenti fino a un’epilogo privo di giustizia, che porta con sé l’intento di ricominciare altrove. Ignoro il livello di resistenza di un corpo umano tra aggressioni, sinistri stradali, alcol e nessun riposo, in questo caso sembra che il protagonista sia quasi indistruttibile; un po’ scontate, invece, le conquiste amorose del nostro cronachista. Gli intrallazzi tra politica, mafia, pubblica amministrazione sono risaputi, da questo punto di vista mi aspettavo una rivelazione più clamorosa.