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Il romanzo vede tre protagonisti e due piani temporali snodarsi organicamente per raccontare l'ineffabile tragedia dei campi di sterminio nazisti e gli orrori della dittarura argentina. L'autrice non risparmia i particolari più drammatici e cruenti per ben rappresentare i fatti, tuttavia narrati con distacco emotivo. Da leggere!
Interessante e agghiacciante al tempo stesso. Ho letto parecchi libri su questo periodo storico ma nessuno che trattasse dei bordelli tedeschi in tempo di guerra. Consigliato
Amsterdam, maggio 1943. Sbocciano i tulipani nello stato arancione quando Marijke De Graaf, violinista militante nella resistenza olandese, viene catturata dalla Gestapo e separata dal marito, per diventare la detenuta 21522 del campo femminile di Ravensbruck, triangolo rosso cucito al petto, prigioniera politica. La sua bellezza, fino a quel momento pudicamente riservata al marito, la porterà dritta al bordello per i prigionieri del campo di Buchenwald. Una discesa negli inferi, per avere salva la vita. Buchenwald (Germania), giugno 1943. Karl Muller, dopo aver scalato velocemente le gerarchie delle SS, varca il cancello "Jedem das Seine" (a ognuno il suo) del campo di concentramento di Buchenwald, diventandone il vicecomandante, esecutore integerrimo degli ordini del Reich. Buenos Aires (Argentina), maggio 1977. Luciano Wagner, giovane dissidente del regime, viene arrestato davanti ai genitori e va ad incrementare la lunga lista dei "desaparecidos", durante la guerra sporca argentina. Tre persone, due regimi tra i più brutali della storia moderna, un unico filo conduttore che si intreccia tra loro. Romanzo d'esordio della canadese Ellen Keith (vincitrice del premio Harper Collins/UBC per la categoria Best New Fiction), porta alla luce, attraverso personaggi inventati ma ben radicati in fatti reali, storie rimaste alla lunga nell'ombra (come quella delle donne costrette a lavorare nei bordelli dei campi di concentramento, storia che personalmente non conoscevo). Romanzo di amore e sofferenza, brutalità e speranza. "Non c'è alcunché di glorioso o di eroico all'interno di un recinto di filo spinato".
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