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Il libro "Mucho Mojo Club. Lavoro Sporco" è edito da una piccola casa editrice romana, Casasirio, che è riuscita a raccogliere in unico volume ben otto grandi nomi, tra scrittrici e scrittori d’oltreoceano, dei generi thriller e noir, tra cui Jeffery Deaver. Il libro in questione rappresenta una ghiotta occasione per i lettori di giallo: paghi uno, prendi otto. Gli altri autori dell’antologia: Jedidiah Ayres, Danny Gardner, John Harvey, Adam Howe, Doug Johnstone, William Meikle, Anthony Neil Smith. Ovviamente, super consigliato agli appassionati del genere.
Avete mai provato addosso la sensazione di sporco leggendo un libro? A me è capitato con questa raccolta di racconti, che mischia la vita criminale e quella quotidiana indagando nei bassifondi dell’animo umano. Capita, poi, di leggere racconti più efficaci di altri o essere travolti da storie particolari. Nel mio caso, i miei due preferiti sono stati “Non si butta via niente” di Jedidiah Ayres e “Kid Cooper e l’uomo scimmia di Blackwood” di Adam Howe. Consiglio la lettura di questo libro non solo agli amanti delle crime stories, ma anche a chi, pensando di non amarle, predilige storie di narrativa più comune. Si tratta comunque di una lettura piacevole nonostante, a volte, i temi toccati non siano poi così teneri.
Mucho Mojo Club. Lavoro sporco, una raccolta di racconti troppo pulp per non leggerla, soprattutto se amate (o avete amato) la violenza iconica e ironica di Tarantino. Me lo immagino pure, Quentin, in là con gli anni come il protagonista del primo racconto (a firma Anthony Neil Smith) che tra scorci di ricordi e bagordi tra-passati immagina di palpeggiare Pam Grier (Jackie Brown) mentre invece trattasi dell’infermiera/badante che si prende cura lui, ormai preda dell’Alzheimer. E gli altri sette racconti non sono da meno in quanto ad attese noir criminal-sanguinolente:ci sono i componenti di una band che fanno un patto con Satana per conquistare il pubblico del locale in cui si stanno esibendo (sì, ci ho pensato al Faust di Goethe, che magari per Halloween si ritrova a suonare in una bettola, ma chi vi dice che invece Mick Jagger non lo abbia fatto veramente questo famoso patto?!), poi c’è una studentessa universitaria che in puro stile Uma Thurman invece di uccidere Bill va a salvare, dopo un bel bagno di sangue, suo fratello Bobby, passando per Doug Johnstone che prende un sacco in giro Melville (“quel coglione di Melville”, per citarlo alla lettera) nel suo Moby Dickheads, dove un possibile stupro di una balena morta spiaggiata si trasforma in una collodiana caduta nelle sue melmose e gelatinose viscere. Ma il mio preferito è quello di Jeffery Deaver, La donna del mistero, che mescola La donna della domenica di Fruttero e Lucentini (quantomeno ci gioca col titolo) ai classici del giallo mondiale, col suo assassino festivo che sfoga il proprio insuccesso da scrittore uccidendo donne omonime di vittime di famosi romanzi. Insomma, i protagonisti sono talmente strani che sarebbero da incontrare, oltre che da leggere.
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