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Anno edizione: 2019
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Il volume qui presentato, pubblicato per Il Saggiatore nella collana La Cultura e intitolato Il musicante di Saint-Merry e altri versi tradotti, raccoglie, come già specificato, una ricca selezione di liriche e testi tradotti da Vittorio Sereni. Il volume è aperto da una esaustiva introduzione di Tommaso Di Dio, che analizza il percorso di traduttore di Vittorio Sereni. Si legge: «[…] si ha, una volta di più, a libro chiuso, l’impressione insistente che Il musicante sia innanzitutto e risolutamente un vero e proprio libro di poesia; il cui significato, per così dire corale, travalichi di molto la riflessione che può scaturire dall’analisi degli autori presi singolarmente. Ed è su questo effetto d’insieme che mi sembra valga la pena di interrogarci ancora oggi: Il musicante è infatti un congegno in cui ogni poesia è connessa all’altra proprio perché si inneschi una visione globale, un arco di senso, che non smette di interrogare il lettore e sembra insistere sulla domanda circa l’origine di quel coro di voci che […] giunge alle nostre orecchie.» All’introduzione di Tommaso Di Dio segue, poi, la premessa scritta dallo stesso Vittorio Sereni. «Scrivo versi dall’età di sedici anni», scrive Sereni. «A tradurre versi altrui non avevo mai pensato fino a quando un compagno di prigionia, che leggeva l’inglese molto meglio di me ma non aveva esperienza di versi, mi passò una sua versione letterale di una poesia di E. A. Poe pregandomi di farne una poesia italiana […] ». Continua ancora Sereni, sfatando il mito della traduzione come lavoro secondario per un poeta: «Nemmeno è esatto […] che quest’altro “vizio impunito” che è il tradurre, nasce dal vuoto lasciato dalle poesie che non si sono scritte, o che non si riesce a scrivere. […] Traducendo non tanto ci si appropria, non si fa proprio il testo altrui, quanto invece è l’altrui testo ad assorbire una zona sin lì certa e a illuminarla.»
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