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Dopo lo sfolgorante esordio de Il nome del padre, Flavio Villani torna con il secondo capitolo di una serie che si inserisce a pieno titolo nella grande tradizione italiana del romanzo poliziesco.
«Flavio Villani ha scritto un giallo che si attacca alla pelle» – Il Venerdì di Repubblica
«Villani utilizza il genere per dire molto di più, e ci riesce» – Hans Tuzzi
«Sparatoria con morto». La chiamata della volante arriva alle otto e mezza del mattino negli uffici della Terza Sezione della Questura di Milano, meglio nota come Squadra Omicidi. Il commissario Cavallo si rimette il loden e si dirige con l'ispettore Montano sul luogo del delitto. Quando arrivano, l'area della sparatoria non è stata ancora transennata. Il cadavere giace in una chiazza di sangue e terra, e il cappotto di cachemire della vittima ne è intriso. È il 1990, e il commissario Cavallo sa che quelli sono gli anni dell'espansione delle grandi organizzazioni criminali a Milano: esecuzioni mafiose con tutti i crismi. Una storia semplice, in cui l'unico testimone sembra essere il figlio della vittima che, rannicchiato sul sedile posteriore della Mercedes, ha assistito, impietrito dall'orrore, all'omicidio del padre. Ma il commissario Cavallo l'adagio lo conosce bene: mai fidarsi delle apparenze, seguire sempre l'istinto. L'stinto del vero poliziotto.
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Libro di un autore che non conoscevo ma che ho apprezzato moltissimo. Scritto molto bene, splendida la figura del commissario, il poliziotto che tutti vorremmo incontrare. Trama avvolgente, parecchio intricata che si scioglie alla fine ma, come si deduce già dal titolo, non con un consolatorio happy end. Merita una lettura attenta, non superficie e alla fine anche se resta un po' di amaro c'è la soddisfazione di aver scoperto un autore veramente bravo, non banale e che spero di ritrovare
Corre l’anno 1990 e in una giornata nebbiosa, opprimente, fetida, come solo un certo tempo atmosferico sa essere presente a Milano, un padre porta suo figlio a scuola, ma prima di arrivare a destinazione si ferma da un tabaccaio per comprare le sigarette, non senza aver prima parcheggiato l’auto nei pressi con il bimbo a bordo. Esce dal negozio, gli si fa incontro un uomo alto, con una caratteristica non ben definibile di uno degli arti superiori, forse vuole solo un po’ di fuoco per accendere, ma invece gli spara due colpi di pistola che lo accasciano sul marciapiedi e quando il corpo è a terra ne viene sparato un terzo, quello di grazia. Inizia così il secondo romanzo poliziesco scritto da Flavio Villani e che vede ancora una volta all’opera il commissario Cavallo, lo stesso del primo episodio, tanto per intenderci quello della donna assassinata il cui corpo sezionato viene trovato in una valigia del deposito bagagli della stazione Centrale di Milano. Come al solito la trama è piuttosto intricata, complicata nel caso specifico da una guerra fra elementi della mafia e della ndrangheta; é fra sparatorie, scomparse definitive e morti ammazzati che si muove questo poliziotto di origini meridionali, coscienzioso e onesto, non disposto a chiudere gli occhi o per fare carriera o per pregiudicare quella già fatta. Flavio Villani è un narratore di razza e lo conferma con questa sua seconda opera, dal ritmo costante, dall’ambientazione perfetta, dalle atmosfere ricreate in modo quasi prodigioso, caratteristiche tutte che avvincono il lettore e che lo inducono a superare la stanchezza, a non fermarsi mettendo un segnalibro, perché è quasi maniacale il desiderio di andare avanti, per sapere cosa accadrà, chi è il misterioso assassino, quali sono i complici, quale è il movente.
Grande Villani. Ho appena letto "Nel peggiore dei modi" e "Il nome del Padre" e devo dire che li ho trovati due libri fantastici. Personaggi eccezionali, trame splendide ed una Milano inedita.
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