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Ho avuto la fortuna di assistere alla presentazione del libro con letture di Max Collini e dell'attrice Marina Pitta (che per altro è fra i protagonisti del volume, non svelo perché ;-) ) e mi sono goduta la fruizione secondo me più adatta per un libro vivo e vocale come questo (tant'è che spero nell'uscita dell'audiobook). "Non dire cazzo" infatti è un libro sul dire, prima che sul dire "cazzo" (termine che ovviamente sfugge a tutti: genitori, figli, nonni, pediatri e compagnia cantante - letteralmente: gli incontri immaginari con i personaggi del mondo della musica e non solo sono fra le chicche più gustose). Si dice molto, anche e soprattutto quello che le convenzioni sociali imporrebbero di tenersi dentro: non tanto il turpiloquio, quanto la realtà non filtrata dell'essere madri (e donne, e precarie, e compagne-poi-mogli, e autiste, e pendolari e via dicendo). Fra i due poli dell'adolescenza smaliziata e perspicace del Figlio Numero Uno (autore della postfazione) e la beata infanzia di Numero Due si inseriscono le avventure, gli umori, i successi e gli scivoloni di una donna vera, capace di coinvolgere anche chi madre non è (ma magari è precaria, o pendolare, o semplicemente donna). Un flusso di coscienza che rapisce anche su carta, in virtù della spontaneità della scrittura nata in ambito facebookiano, ma che dà il meglio di sé se viene letto ad alta voce. Ho apprezzato particolarmente i sentimenti genuini che trasudano dalla narrazione, sia quelli positivi, sia, e forse soprattutto, quelli più difficili da raccontare: la frustrazione, la lotta contro il senso di inadeguatezza e lo sguardo intimo e intimista sul passare del tempo, come il momento in cui l'autrice-protagonista "smette di essere figlia", perché i genitori cominciano ad avere bisogno di aiuto piuttosto che fornirlo. Si ride, si piange e all'occorrenza si ripete il mantra del titolo, che quanno ce vo', ce vo'.
Divertente e malinconico, molto apprezzato i momenti di tenerezza assoluta di numero due in contrasto con lo scazzo adolescenziale di numero uno.
Dialoghi serratissimi e irresistibili, ironia fulminante con lampi improvvisi di tenerezza e commozione, personaggi indimenticabili. Si inizia a leggere e non si vorrebbe più smettere.
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