L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Promo attive (1)
«Chi costruisce prigioni s'esprime meno bene di chi costruisce la libertà.»
L'inalienabile aspirazione umana alla felicità, alla libertà, al riscatto, al diritto di esistere senz'altra giustificazione che la propria inviolabilità e insieme la disperata consapevolezza che rimarranno irraggiungibili: è questa la toccante confessione di uno scrittore malato del male di vivere e che ha sempre sentito di «attirare il dolore come un amante». Benché Il nostro bisogno di consolazione non sia l'ultima opera di Dagerman, appare come un vero e proprio testamento spirituale, in cui si leggono fra le righe i motivi del suo silenzio finale e del suo suicidio. Schiavo del proprio nome e del proprio talento al punto di non avere «il coraggio di farne uso per il timore di averlo perso», ossessionato dal tempo e dalla morte, incapace di sottrarsi alle pressioni che si sente imporre dalla società e più ancora dalla propria intransigenza, resta tuttavia convinto che il valore di un uomo non può essere misurato dalle sue prestazioni e che nessuno può richiedergli tanto da intaccare la sua voglia di vivere. Vi sono sempre le parole da opporre a ogni tipo di sopraffazione, «perché chi costruisce prigioni s'esprime meno bene di chi costruisce la libertà». Ma se anche queste non bastano, rimane il silenzio, «perché non esiste ascia capace di intaccare un silenzio vivente».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Malgrado lampi di luce, l'uomo di Dagerman resta dentro il suo labirinto. Sua prigione e sua protezione. Stretto tra buio, luce, costrizioni e desiderio di libertà, senza soluzione. Un testamento consapevole, doloroso e potente. "Anche l'uomo che ama ha il presentimento che l'amore sia fratello della morte. Ma questo non gli impedisce, lui prigioniero della sua orbita, di aprirsi una breccia fino alla cella del vicino, gridando di gioia: Sono libero!"
48 PAGINE, UN PUGNO NELLO STOMACO. UN LIBRO CHE SI LEGGE TUTTO D’UN FIATO, E CHE UNA VOLTA TERMINATO, TORNI A RILEGGERE OGNI TOT PERCHE NE SENTI LA MANCANZA. PAROLE NON TRISTI, MA VERE. TI ENTRA NEL CUORE E LI RESTA. DIVISO TRA LA VOGLIA DI TROVARE IL PROPRIO POSTO NEL MONDO, E LA VOLONTA DI “LIBERARSI” DI CIO CHE LO OPPRIME E LO FA SENTIRE INADEGUATO, DAGERMAN E' TUTTI NOI, È LA NOSTRA ANIMA CHE CI PARLA CON FREDDA LUCIDITÀ E ONESTÀ. PRIMO E SICURAMENTE NON ULTIMO LIBRO CHE LEGGERÒ DI QUESTO AUTORE. CONSIGLIO VIVAMENTE A CHIUNQUE.
Breve, intenso e intriso di dolore.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore