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Anno edizione: 2016
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Protagonista della pièce teatrale è la psicologa Ella, che sviscera e cura turbe e complessi dei suoi pazienti secondo un tariffario di un certo spessore. Interpellata da un misterioso e angosciato signor D., si trova davanti a un omone sussiegoso, che esita a darle informazioni su di sé, ma afferma dopo incalzanti pressioni di avere 5766 anni, di essere un artista famoso, orfano dalla nascita e in preda a una secolare depressione: conosce presente-passato-futuro di Ella, sa che è atea, laica e femminista. Pare l'abbia scelta per questo. Lui è Dio. E pretende di essere aiutato da lei, in un'ora di terapia, a guarire la sua incolmabile tristezza, la sua rabbia secolare, la delusione nei confronti del mondo. Il signor D. rivela piangendo il suo desiderio di morire, di non essere più l'Onnipotente, e acconsente a ripercorrere sotto la guida di Ella una sorta di anamnesi del suo male oscuro. All'inizio della creazione, era stato preso da un'esaltazione euforica: inventare il sole, la prima alba, la luna, gli alberi, la coccinella, l'aveva riempito di incredibile gioia e di orgogliosa soddisfazione. Ma avrebbe dovuto fermarsi al quinto giorno, perché la balzana idea di dare vita all'uomo aveva finito inevitabilmente per distruggere la sua pace. Con la sagacia puntuta della migliore tradizione yiddish, Anat Gov conduce il confronto tra analista e paziente rivisitando sia il talmud sia gli insegnamenti freudiani, rileggendo ironicamente la Genesi, l'Esodo e il libro di Giobbe, per portare a galla le paure di Dio: il suo sentirsi abbandonato, dimenticato da un genere umano indifferente. In questo l'autrice si fa eco delle più recenti tesi teologiche, che ripropongono un Dio impotente di fronte al male, un dio che patisce e com-patisce, più vicino alla terra che alle sfere celesti. Il finale buonista, che si apre a un miracolo insperato, cede un po' della sua verve scoppiettante e ironica: continuando tuttavia a pungolare il lettore con i suoi interrogativi coinvolgenti.
Un libro bellissimo, scritto bene e con una buona dose di senso dell'umorismo (che apprezzo sempre molto). La psicologa non si capacita di chi ha davanti se non quando....Lui la fa tacere. Un po' dissacrante e irriverente, lo si legge in una sera e fa pensare a diversi livelli di profondita' sulla natura umana e su quella divina e del particolare rapporto che c'è tra i due. Bello il passo in cui lei capisce che...non c'è una mamma alla quale addossare le colpe. Molto moderno (soprattutto di questi tempi), lo consiglio vivamente.
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