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La descrizione degli usi e costumi del tempo è molto ben fatta unitamente alla rappresentazione dei luoghi e colori, tipici di questo lembo di Terra. Anche i personaggi sono ben tratteggiati e distinti e ben si ambientano nella Lecce del tempo con qualche strascico dei comportamenti di allora anche nei tempi nostri... un libro da consigliare.
La trama è intrigante, con un proprio, accattivante, ordito che si dipana nello svolgersi delle vicende. L’artefice, l’interprete principale, è il narratore: un cronista barocco, un letterato pugliese del Seicento salentino. Sicuro, si aggira nei labirinti geografici e nei meandri storici dell’altra Napoli, della capitale di Terra d’Otranto. Con padronanza, tipica solo dei contemporanei, descrive e rende disponibili, sapori, odori, visi, abiti, religiosi, strade, chiese, inginocchiatoi. Fa ascoltare le musiche delle lezioni private alla spinetta, e quelle di coro impartite dal religioso precettore alla signorina di nobile casato. Dal nero della cattedrale fa intravede la nuvola bianca dell’incensiere e l’acre fumo delle candele di cera grossolana. Il soggetto narrante, raro caso di incarnazione letteraria, riesce a far sentire il lettore all’interno della scena, che va man mano delineando con l’uso delle parole d’oggi miste a quelle di quel tempo o meglio, d’un tempo d’un linguaggio parlato frammisto di latino e di dialetti. L’autore è il giornalista e inviato speciale della Rai Raffaele Gorgoni, il libro si intitola “L’Oratorio della peste. Il segreto di Lecce” (Besa Editrice, 224 pagine, rilegato, 15 euro). Il vescovo Pappacoda, il culto di Sant’Oronzo, l’Oratorio, il luogo segreto della riunione, tutto converge per fare di questo romanzo un’opera letta e di successo. Dino Levante, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 14 marzo 2006
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