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Anno edizione: 2001
Anno edizione: 1993
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Dopo aver letto "più forte di me" e il "matrimonio di Maria", che avevo apprezzato, ho letto questo libro trovandolo decisamente noioso e volgare.
Sempre alla ricerca di letture strane, di modi nuovi di narrazione, ecco che mi sono imbattuta in Un pieno di super, di Rossana Campo. Il libro racconta la storia di un gruppo di adolescenti alle prese con vicende tipiche della loro età: la curiosa ricerca di conoscere ogni cosa riguardante i baci, l’amore, il sesso, la scoperta dei maschi (a volte scemi, altre volte fin troppo svegli) alternata alla quotidianità della scuola con una maestra razzista e alle rigide regole della suora catechista. Demoralizzata dalla prospettiva di una trama senza accenti originali, che non promette emozioni, sono stata colpita da una particolarità notata sfogliando le pagine del libro: la totale assenza di lineette, caporali o altri punti di interpunzione che caratterizzano i dialoghi. In questo libro tutto è narrato senza l’utilizzo del dialogo diretto. La storia è narrata in prima persona da una delle protagoniste che riporta le chiacchiere delle amiche e degli altri personaggi con un dialogo indiretto libero. Un’idea molto stimolante che senza alternanza di stile passa dalla descrizione di un contesto al racconto di un dialogo, così come lo si riporterebbe ad una persona che in quel momento non era presente. Molto avvincente. Un’altra cosa che ho notato è la mancanza di date. Non si nomina mai un anno, un periodo, ma l’autrice sceglie di farci entrare nella storia facendo raccontare alla protagonista i suoi giochi e i programmi preferiti. L’ho trovata un’idea molto valida: inquadrare un racconto in un contesto storico non dichiarando apertamente date, ma dipingendo un ambiente che non lasci dubbi. Ho apprezzato questo libro anche perché mi ha fatto scoprire la potenzialità del dialogo indiretto, anche se avrei preferito vederlo applicato in modo più soft. Infatti la cosa che mi ha lasciato un po’ perplessa è il linguaggio usato: mi è sembrato decisamente troppo scurrile per delle teenager degli anni settanta.
un piccolo capolavoro di comicità
Recensioni
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