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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2019
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Amelia Rosselli è una delle voci poetiche più importanti del '900, non ancora riconosciuta nella misura in cui il suo talento invece imporrebbe. La sua poesia si colloca sulla scia di poeti come Campana, Montale, Rimbaud, ma è ispirata anche da Dante, Petrarca, Shakespeare. Una voce di ampio respiro, che supera i limiti, talvolta angusti, della nostra poesia nazionale. Anche l'adesione, negli anni Sessanta, all'avventura del Gruppo '63, sarà contraddistinta dalla volontà di non uniformarsi e da un atteggiamento di orgogliosa distanza.Nella poesia, prevalentemente d'amore, si brucia l'attimo di entusiasmo e 1'istinto di morte, in un'oscillazione continua tra ansia di felicità e male di vivere. La figura maschile è sempre evanescente e il desiderio insoddisfatto diventa ossessione, secondo il meccanismo da Freud chiamato del 'fort-da' (ogni relazione con la presenza si compie su un fondo di assenza). La figura retorica più presente nei suoi versi è il lapsus. Amelia Rosselli è vissuta a Roma combattendo un'estenuante battaglia contro i fantasmi generati senza tregua dalla sua mente, fino al suicidio avvenuto nel 1996, a causa dell'aggravarsi dei suoi disturbi psichici. Emilia Morelli
La poesia di Amelia Rosselli era un urlo corporale, a tutti, attraverso una tecnica precisa. Oggi è diventata un fenomeno elitario: la sua potenza inusuale interessa veramente ad una minoranza dei lettori possibili. Nessun popolo ha veramente accolto Rosselli: o perché «pubblico disattento», come nell’incipit di Documento, o per una reciproca impermeabilità. La poesia antiborghese non è automaticamente una poesia populista: «tu non distribuire / pensieri nelle selve, ai poveri, ma ai / ricchi, dona tutto il mio sangue». Prima di tutto, si trattava di non sedere più ad una tavola conosciuta e non parlarne più la lingua. Quindi: aggredire tavola e lingua con uno scempio raffinato, sulla base di una disposizione millimetrica che fa parte per se stessa. Dunque il sangue di Rosselli appartiene ai ricchi, paradossalmente: non ai poveri, che lo conoscono per elezione, ma possono rifiutarlo. 2. Rosselli non è difficile perché ‘illeggibile’ o per la sua «ardente sregolatezza» (Edoardo Esposito) (e, come poeta, si dichiara sempre «contenutistica», quindi fedele alla lettera e «decifrabile», anche nelle impennate più violente); lo è per una mancanza del lettore: che cosa sono veramente gli «spazi metrici»? Li abbiamo capìti? La poesia di Rosselli è comprensibile a chi non ne capisce la teoria? Si può capire Rosselli senza essere musicisti (ed esecutori, e compositori)? Perché la poesia di Rosselli «non è prosa»? La Storia di una malattia è, per me, l’autopsia di una handicappata, da leggere con commozione, o il quadro politico di una sofferenza politica, da leggere con indignazione? Perché leggerò la poesia, e il silenzio, di Rosselli anche alla luce del mio giudizio su righe come queste: «Da dove partano certi attacchi a volte resta un mistero, o un mezzo mistero; ne seguono ipotesi a dozzine, alcune probabili altre scartabili. […] La malattia era la CIA, il suo corrosivo o punto d’attacco il SID o l’Ufficio Politico o ambedue. La cura fu lunga e costosa, e vi sono ricadute».
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