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Finalmente una storia originale! Quante volte mi capita di leggere libri in cui, alla fine, non succede niente? Qui, invece, i colpi di scena si inseguono uno dopo l'altro. La curiosità del lettore e la tensione sono sempre al massimo. Per non parlare dello stile. Incredibile! Lo suggerirei a qualsiasi corso di scrittura di creativa. Un susseguirsi di parolacce, intercalari, modi di dire...senza essere mai volgare, ma interpretando completamente il personaggio del Caspani!Ce ne fossero di più in Italia di autori così!
bello! mi è piaciuto: scorrevole, simpatico, anche originale. forse un po' troppo lungo. comunque, da leggere.
Il Caspani (che ricorda molto il Ranzani e non solo nel nome...) è un personaggio riuscitissimo...grande appassionato di film, si caccia nei guai e se ne tira fuori sempre con grande mestiere...si ritrova a specchiarsi nei suoi beniamini cinematografici...umorismo pieno di metafore riuscitissime!...si ride come poche volte è successo leggendo un libro!...da antologia il pezzo dove racconta l'ictus al povero Rolly sulle nevi di Curma!!!!
Recensioni
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La famiglia borghese è destinata a implodere? Probabilmente se lo chiedessimo al Caspani, protagonista scanzonato e ironico di Porcodìghel, romanzo d'esordio di Alessandro Canale, ci risponderebbe con le parole di Piede Amaro in L'audace colpo dei soliti ignoti: "Ecchissenefrega!". Già, perché il Caspani è uno che sa a memoria tutte le battute del cinema, adora il denaro e la bella vita, ma non ama farsi troppe domande. Eppure, per tutto il romanzo, sembra essere alla ricerca costante della famiglia ideale, perché la sua, quella vera, è troppo borghese, troppo stereotipata, troppo finta per essere accettata sul serio, proprio come la mamma Denise: bella, provocante e ricca vedova che si preoccupa più delle proprie voglie che non del giovane Caspani.
Canale, tra battute folgoranti, una buona dose di cinismo e visioni pop ci porta in giro per il mondo, dall'Italia dei cummenda e dei bauscia fino al Brasile dei trans e del sesso, in un mix bilanciato di tensione e azione. Tutto questo è il Caspani, eroe senza morale e senza rimorsi, che si lascia travolgere dal destino senza opporsi, permettendo al caso di modellare la propria vita. Così, deportato dalla Denise nella Milano bene da una Saronno troppo provinciale, il Caspani inizia a vivere mille avventure che lo porteranno in giro per il mondo, in un crescendo di situazioni paradossali e divertenti, fino alla distruzione completa della propria famiglia. Distruzione che paradossalmente si compierà proprio attraverso quegli strumenti borghesi che il destino gli metterà a disposizione. Già, perché sarà proprio la famiglia del conte Taddeini della Rocca ad adottare temporaneamente il giovane Caspani e a iniziarlo alla vita delle bische, trasformando un normale ragazzo in uno che riconosce "a naso dove girano i danè" con il "turbo cerebrale" in testa, ovvero uno che oltre a saperla molto lunga riesce sempre a trovare una soluzione, soprattutto quando il rischio si fa duro. Trasforma, come scrive Jean-Paul Sartre, gli oggetti borghesi in "oggetti improduttivi e inutili: li brucia, in un certo qual modo, perché il fuoco purifica tutto". Da qui in avanti entrerà in contatto con personaggi bizzarri e strambi che finiranno per cambiare per sempre la sua vita: c'è Ascanio Pannoffino, losco maresciallo della caserma di Gioia del Colle; Sue Ellen, irresistibile travestito che seduce meglio di una vera donna; Alfio, detto il Minghia, malavitoso amante della Denise, ma c'è anche il Brasile illegale e pieno di vita, pronto ad adottare un'altra volta il Caspani. Insomma, gli ingredienti per non annoiarsi ci sono davvero tutti. Resta da scoprire, non senza sorprese, quali saranno i nuovi componenti della famiglia del Caspani.
Ripercorrendo la strada del postmoderno teorizzata da Pier Vittorio Tondelli, Canale riesce a mischiare abilmente colori e generi letterari attraverso uno stile cinematografico: il romanzo picaresco si fonde al pulp e al noir, seguito da piccole sfumature di rosa, riuscendo a dare forza visiva alla narrazione. Come scrive Tondelli, "il tratto caratteristico del 'postmoderno di mezzo' risiede in quel vorticoso missaggio di tutti i look preesistenti e nel trovare proprio nelle sovrapposizioni nuovi stimoli estetici". Fonde i generi letterari non per confondere, ma per trovare una propria identità espressiva, riuscendo a trascinare il lettore pagina dopo pagina, attraverso un romanzo che alla fine ci lascia con un grande interrogativo: saranno i generi letterari a salvare la letteratura? Bruno Puntura
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