Un potente thriller politico in cui scelta morale, etica professionale e il rischio di perdere tutto si alternano in un crescendo di tensione che sembra in tempo reale.
Una lotta contro le istituzioni per garantire la libertà di informazione e di stampa senza esclusione di colpi.
Lui è un giornalista freddo e determinato che da cacciatore di notizie diventa un uomo in lotta per far emergere la verità.
Lei è una leader che non si era mai messa alla prova e impara a imporsi come donna in un mondo complesso.
Con un linguaggio narrativo incalzante ed essenziale, la storia parla di rapporti personali e di coraggio, ma porta Spielberg nel mondo del giornalismo investigativo in un momento molto critico per la nazione, in un ambiente che sta cambiando, con il crescente potere delle donne e la trasformazione delle redazioni in vere e proprie aziende.
Ma soprattutto la storia crea un contesto estremamente interessante per affrontare un dilemma senza tempo: quando si deve portare all’attenzione dell’opinione pubblica un grave pericolo nazionale, pur sapendo che la posta in gioco è molto alta?
La Guerra del Vietnam terminata nel 1975, costò la vita a 58.220 soldati americani e causò la morte di oltre un milione di persone. I Pentagon Papers svelarono gli inganni che portarono a questo massacro. Una storia oscura di assassini, violazioni della Convenzione di Ginevra, elezioni truccate e bugie raccontate al Congresso.
La storia dei Pentagon Papers racchiude in sé tante storie:
- quella di quattro amministrazioni presidenziali che mentirono alla nazione sulle circostanze della guerra per oltre 20 anni
- quella del perché l’ex marine e consulente militare Daniel Ellsberg decise di far arrivare i documenti alla stampa
- quella di come il New York Times gestì uno scoop spettacolare e incendiario, quella del processo
- quella delle implicazioni per i media, il Primo Emendamento e la democrazia stessa.
The Post sceglie un’angolatura nuova, concentrando la sua attenzione sugli intrighi umani e le personalità magnetiche al centro della decisione del Washington Post di combattere per la pubblicazione del dossier.
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