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Anno edizione: 2020
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Libro intelligente sulla punteggiatura. Senza essere troppo rigido, spiega come capire come utilizzarla, più con la logica che con una banale serie di casi, tenendo conto delle regole ma anche dello stile, delle necessità di rendere un effetto rispetto a un altro. I numerosi esempi sono istruttivi e divertenti, mostrano molti stili diversi e fanno riflettere. Nel complesso soddisfatta.
Recensioni
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Si può scrivere, ai tempi degli emoticon e degli smartphone, un libro appassionante e utile, il cui argomento è la punteggiatura nelle sue mille sfaccettature? Sì, è possibile. A riuscirci è stato Leonardo G. Luccone, traduttore, redattore editoriale e fondatore dell’agenzia letteraria Oblique, ma che nella veste di autore dimostra d’essere prima di tutto un lettore avvertito, poliedrico e onnivoro. Non è un manuale in senso stretto, quello che ha concepito e scritto, né un volume di testo da adottare nelle scuole (o forse sì?), ma sarebbe bello che finisse in mano a certi professionisti della scrittura e a studenti la cui formazione non è ancora completata. Il tono non è pedante, ma sempre garbato, l’ironia talvolta ha il sopravvento, l’approccio non è complicato, per merito di una lingua pulita e semplice, nel più nobile dei significati di questi termini. Il fatto che ci siano stati e ci siano scrittori che si arrovellano su una virgola, dà il senso della funzione della punteggiatura, che interpreta, orienta, detta tempi, crea musicalità, trasmettendo spesso significati.
Il numero e la puntualità delle citazioni (da Gadda a Cheever, da Calvino a Del Giudice, da Dante a Pavese, da Tomasi a Sciascia, a nomi anche meno esaltanti…) presenti nel libro di Leonardo G. Luccone sono tali che è facile immaginare una genesi piuttosto lontana nel tempo e una lunga gestazione. Gli esempi in rassegna e in rapida successione – che possono essere presi anche come suggerimenti di lettura bella e buona – sono la forza di Questione di virgole. Punteggiare rapido e accorto (244 pagine, 16 euro), pubblicato da Laterza; è la pratica che lo porta ad enunciare teorie tutt’altro che astratte, ad auspicare che il punto e virgola, quasi sconosciuto oggi, torni in auge. L’autore, con un alto grado di consapevolezza e con passione palpabile, maneggia la materia con cura e sfata equivoci e falsi miti, dà consigli, segnala leggerezze, sciatterie ed errori anche di scrittori grandissimi. Il campionario proposto è davvero esaustivo (l’uso della virgola prima delle congiunzioni, gli incisi, l’uso disinvolto di “ma” ed “e” a inizio frase, dopo un punto; l’abuso del punto e di frasi molto concise) e la prima conclusione a cui si giunge dopo aver letto l’ultima pagina è che i segni di interpunzione fanno la differenza nella resa qualitativa di qualsiasi pagina, costituiscono sempre un potenziale salto di qualità nella qualità e nella comunicazione.
Al punto e virgola, da resuscitare, non da guardare con sospetto o con la pietà e la contrizione che si concede a un moribondo, è dedicato un intenso capitolo, uno degli ultimi. Da Bembo a Parise, da Ginzburg (di cui Luccone analizza passi esemplari) a Bufalino, passando per Morselli e Morante, fior di scrittori si rivoltano nella tomba per il destino toccato a un segno oggi vituperato, sottovalutato, anzi non compreso, saltato a piè pari; il punto è virgola, ricorda Luccone «è una sirena per avvertire il lettore che la frase che sta per leggere è al tempo stesso indipendente e legata a quella che la precede. A rigore, il punto e virgola si dovrebbe impiegare quando serve un’interruzione forte sul piano della forma (cioè quando la virgola non basta e il punto è troppo), ma questa interruzione non è così forte sul piano del contenuto». Semplice? Sì, ma non basta sostenerlo, serve anche mostrarlo, sviscerarlo e gli esempi che seguono sono illuminanti.
Recensione di Giovanni Leti
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