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Anno edizione: 1995
Anno edizione: 2022
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Difficile fare una recensione dopo l'esauriente e puntuale articolo de L'indice, che raccomando ai potenziali acquirenti. Qualcosa però mi sento di dire. Intanto devo contraddire rich hh: la scrittura di Franzosini non è né leggera né tantomeno scorrevole, ma sofisticata e labirintica, ricca di lunghi incisi e di continui rimandi colti. Io, che sono una lettrice piuttosto veloce, sono tornata indietro più volte per apprezzare appieno la belleza e il senso di una frase. Occorre inoltre deve essere forniti di un sostanzioso bagaglio culturale per districarsi fra tutti i richiami, letterari, musicali, artistici storici, di cui l'opera straripa. Confesso di aver consultato spesso Wikipedia. Consiglio anche io il libro, ma con l'avvertenza che non si tratta un prodotto di consumo, ma per amatori, per chi apprezza i libri che rimandano ad altri libri in un gioco caleidoscopico ed esaltante.
Bel libro, la scrittura di Franzosini é leggera e scorrevole. E molto interessante é la figura di Picasiette: lo consiglio
Recensioni
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recensione di Spirito, P., L'Indice 1996, n. 3
Recentemente Vittorio Spinazzola ha notato che caratteristica fondamentale di buona parte - o della parte buona - dei narratori più sensibili è "l'attenzione per le 'storie', la convinzione che raccontare voglia dire portare sulla pagina immagini di destini, che il lettore lo si cattura riuscendo a suggerire l'evolversi di una vicenda individuale".Con la consapevolezza che la migliore strategia adatta allo scopo è quella di prediligere l'"icasticità simbolica tipica della tradizione narrativa fantastico-didascalica o umoristica" alla "corposità articolata".Osservazioni confermate dal libro di Franzosini, Raymond Isidore e la sua cattedrale, terza biografia dello scrittore lombardo dedicata alle "figure estreme", come suggerisce la quarta di copertina.
Esplicito omaggio a Marcel Schwob e alle sue Vite immaginarie, il racconto di Franzosini rievoca la storia diRaymond Isidore, detto Picassiette - fonditore, pulitore di rotaie, custode di discariche e cimiteri - che tra il secondo conflitto mondiale e l'immediato dopoguerra si dedica anima e corpo a trasformare la sua casa diChartres in una sorta di santuario laico completamente ricoperto di "lustri frammenti di piatti, schegge di bottiglie colorate, resti di scodelle e di boccali, pezzi di tazzine, scaglie di zuppiere, cocci di brocche e di ogni altro oggetto esistente in ceramica o porcellana d'uso sia pratico che ornamentale".
È appunto la "cattedrale" di Raymond Isidore, che il narratore con abile gioco di paragoni e paralleli affianca alla cattedrale diChartres, vero capolavoro dell'architettura gotica francese dove avviene il miracolo (il dono della vista dopo anni di cecità) che trasformerà Raymond Isidore in Picassiette.
L'io narrante che nel racconto rievoca la vita di Picassiette è a sua volta, in certo modo, una "figura estrema": a portarlo fino alla "cattedrale" è Maurice Hetzel, un erede dell'editore di Jules Verne, rintracciato seguendo la pista di un inedito perduto di Marcel Schwob.Anche Hetzel ha la sua stravaganza: "Trascorrendo sui tasti del personal computer con la stessa leggerezza e la stessa delicatezza, lo stesso palpito di chi volesse eseguire un preludio di Debussy, le mani di Maurice Hetzel scompongono per mezzo di anagrammi divisi, di anagrammi a frasi, le parole di Nostradamus e le liberano dall'oscurità che le riavvolge".
Composizione e scomposizione, luce e ombra, caos multicolore che si ricompone nelle vetrate della cattedrale diChartres e nei mosaici di quella di Raymond Isidore; il tutto in un gioco arguto di citazioni letterarie, di calembour, di intrecci e di cataloghi: è questo il caleidoscopico materiale del racconto di Franzosini, il modo con il quale si esprime la sua "icasticità simbolica".Raymond Isidore è l'uomo del nostro tempo alla disperata ricerca di un diverso ordine del mondo, di un significato superiore intuito anche attraverso gli scarti della vita.Di fronte alla grande discarica di Chartres - la "miniera" dove reperire i cocci per la sua cattedrale - Picassiette intravvede l'opportunità del riscatto: "La montagna [di rifiuti] si innalzava maestosa verso quello spazio infinito che è sopra di noi...Essa, pensava Raymond, rappresentava lo sforzo supremo della materia di cui sono fatte tutte le cose del mondo per proclamare orgogliosamente che la propria sostanza non aveva nulla di pesante, di torbido, di irrimediabilmente inerte.Che c'era in essa una forza attiva".
La MaisonPicassiette, dove tutto - pareti, pavimenti, suppellettili - è ricoperto di lucide e colorate schegge di immondizia, diventa il segno sublime di un'ansia esistenziale che può avere sbocco solo nella follia, ma che sembra garantire al suo creatore - "simile a una divinità inferiore" - almeno la salvezza dell'anima.
La storia della vita estrema diRaymond Isidore, Franzosini la racconta con una scrittura cristallina e onirica a un tempo (che di primo impatto può ricordare certo Tabucchi), ricca nei suoi rimandi letterari e senza grandi cedimenti (qua e là un "tuttavia" e un "quantunque" di troppo).Una scrittura nella quale è bello vagare, come in una visita guidata alla Maison Picassiette, tra i paesaggi, i ritratti, i cieli stellati costruiti, disegnati, rappresentati con migliaia e migliaia di "tessere lucenti e versicolori".
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