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Se dovessi cercar di tratteggiare Massimo Fini in una quindicina di parole direi “Stile fluido e magnetico, rilevante bagaglio culturale, mente di prim’ordine, spirito ribelle, insofferente ad imposizioni e convenzioni”. A mio modesto parere tra le migliori penne del nostro giornalismo all-time, il polemista di Cremeno oggi è probabilmente l’ultimo battitore libero in circolazione, spesso osteggiato per le durissime prese di posizione nei confronti del mondo politico e per l’idiosincrasia verso la società industriale e capitalista. “Il ribelle” è un ricco compendio del Fini-pensiero, lucida analisi della contemporaneità attraverso lo sviluppo di varie tematiche sintetizzate in parole chiave. Le sue opinioni si possono condividere o meno, certamente non lasciano indifferenti ed è fuori discussione il liquidarle con un’alzata di spalle. Lo consiglio caldamente (così come tutti i libri di Fini) a chiunque voglia ragionare in piena libertà su argomenti fondamentali, senza pregiudizi, retorica e concessioni al politicamente corretto.
Si, come dice l'autore questo è una sorta di "Ecce homo" di Massimo Fini. Un dizionario personalizzato in cui l'elencazione alfabetica appare l'unica sistematizzazione. Una critica alla modernità che dura da oltre 20 anni e che nel tempo si è diffusa a tutti gli aspetti del mondo occidentale. Ma come tanti altri autori della nostra epoca (penso a Latouche, Caillè, Caillois, de Benoist, Illich ecc.) Fini ha il grosso limite di compiere la sua critica "da occidentale", ovvero da persona cresciuta con la mentalità razionale della filosofia dell'illuminismo la quale per sua natura e struttura è incapace di trovare una sintesi del problema e si perde nell'analisi di indefiniti aspetti della civiltà moderna che a loro volta sono indefinitamente divisibili e analizzabili. Manca totalmente in Fini l'aspetto metafisico, il quale è l'unico che può ricondurre alla sintesi di cui sopra. Trascurando completamente questo punto di vista, che si occupa di principi universali e immutabili, Fini si pone nella condizione di non poter collegare il suo pensiero ad alcun principio e quindi esprime nient'altro che un'opinione che, in quanto tale, è valida quanto quella che afferma il contrario. Massimo Fini valuta benissimo (ma non è certo il solo) gli effetti della civiltà moderna ma non riesce a risalirne le cause, e se anche qualcuno gliele facesse notare sarebbe il primo a rifiutarsi di ammetterle come tali, poiché nonostante le apparenze è ben incistato nella nostra epoca, come lui stesso diceva di Montanelli quando giustamente affermava che il vecchio giornalista, critico tagliente del sistema politico, non sarebbe potuto diventare quel che è diventato al di fuori di quel sistema, nel quale sguazzava a meraviglia. Discutibile inoltre, a mio avviso, la scelta del titolo. Il riferimento biografico ne svaluta la carica del pensiero, sottolineando vieppiù che quel che vi è scritto nel libro è solo la riflessione personale di un sovversivo della modernità, che non ha alcuna portata universale. Una buona lettura, ma a metà.
Summa del Massimo Fini-pensiero, una sorta di "riassunto" di tutto quello che ha scritto nei libri precedenti e nei suoi migliaia di articoli di giornale. Gradevole e originale nella sua struttura a dizionario, "Il Ribelle" è un'opera fondamentale per chiunque voglia capire che cosa sia realmente il "pensiero unico". Il "radicalismo" di Fini può essere inquietante e su alcuni punti potremmo discutere; quel che resta, però, è un'acuta e illuminante critica a un modello di sviluppo che ci sta ammazzando tutti. Da leggere nelle scuole.
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