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Anno edizione: 1998
Anno edizione: 2015
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In questo piccolo volume, supportato da una densissima bibliografia, Alberto Cadioli analizza "il posto che occupa la ricezione nel processo di comunicazione": essa è "il punto d'arrivo del processo -più o meno lineare- seguito da un messaggio dopo essere stato emesso". Ogni emittente affida infatti al suo messaggio la funzione di raggiungere un destinatario, e quindi anche su quest'ultimo è necessario che si concentri la critica letteraria. Per ciò che riguarda la letteratura, davanti ad ogni opera in prosa o in versi, ci si trova di fronte a tre elementi costitutivi: la scrittura e chi scrive, il testo nella sua autonomia una volta pubblicato, e la lettura, ovvero la ricezione del testo stesso. Cadioli in questo saggio si concentra appunto sulla destinazione del testo, delineando una breve storia della critica della ricezione così come si è venuta delineando nell'ultimo scorcio del novecento. Tra i precursori di queste indagini, più storico-sociologiche che estetico-ermeneutiche, individua Walter Banjamin, Eric Auerbach, Jean-Paul Sartre e Paul Ricoeur. Ma indicando poi i nomi che, a partire dagli anni '60, con più originalità si sono occupati sia degli aspetti produttivi e distributivi del libro, sia del suo consumo da parte del pubblico: Roberto Escarpit, Hans Robert Jauss, Wolfgang Iser. Di ciascuno di loro analizza i contributi di pensiero che hanno arricchito di nuovi significati l'interpretazione letteraria: dallo studio del mercato editoriale alla differenziazione delle varie tipologie di lettori, dall'attitudine al tradimento del testo all'orizzonte di attesa in cui esso si colloca, fino alla trasformazione della realtà e alla creazione di un nuovo immaginario prodotto dalla lettura. Il libro non è quindi "un oggetto stabilizzato sulla base di caratteristiche immodificabili", ma si definisce come "risultato del processo di integrazione tra il testo e il lettore".
Recensioni
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Concludendo il capitolo dedicato al lettore nel suo recente Le démon de la théorie (cfr. "L’Indice 1998, n. 10), Antoine Compagnon scrive: "L’esperienza della lettura, come ogni esperienza umana, è immancabilmente un’esperienza doppia, ambigua, lacerata: tra comprendere e amare, tra la filologia e l’allegoria, tra la libertà e la costrizione, tra l’attenzione all’altro e la preoccupazione di sé". non è casuale che a questa affermazione Compagnon arrivi dopo aver preso in esame i contributi teorici di Iser e Jauss: anche per chi scelga oggi un approccio alla problematica letteraria diverso da quello della cosiddetta "scuola di Costanza", il momento della ricezione e la figura del lettore hanno acquistato un peso e rivelato una complessità al cui impatto è difficile sottrarsi. La nozione stessa di opera si è modificata di conseguenza e, rivelando le proprie potenzialità ignorate, ha aperto alla riflessione critica nuove direzioni di lavoro tra le più stimolanti (si pensi alle ricerche sul pubblico e a quelle sui generi, visti non più come categorie normative ma come inevitabile momento di mediazione tra l’opera e le aspettative dei lettori). Il volumetto dedicato alla Ricezione da Alberto Cadioli ha il merito di ricostruire, con chiarezza e rigore esemplari, il progressivo emergere di questa tematica a partire soprattutto dagli anni cinquanta: dal riconoscimento di Jean-Paul Sartre per cui l’operazione di scrivere implica la lettura come proprio "correlativo dialettico", alle ricerche dei sociologi come Escarpit sul complesso gioco di condizionamenti che il "consumo" letterario instaura tra pubblico di massa e scrittori; dalla teoria di Weinrich sul "lettore come personaggio", al "lettore implicito" di Iser e agli "orizzonti di attesa" sulla cui evoluzione storica si interroga Jauss; dagli studi di Roger Chartier sulla diffusione delle opere letterarie, in cui gioca un ruolo essenziale la materialità stessa del libro, a quelli di robert Darnton attenti ai reciproci influssi di pubblico ed editoria. Mariolina Bertini
scheda di Bertini, M. L'Indice del 1999, n. 02
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