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Il grande motivo dell'opera è l'incomunibalità tra adulti e ''giovani'', un tema che adesso potrebbe sembrare non particolarmente innovativo ma se consideriamo il periodo in cui è stata scritta questa pièce (1891) appare quasi rivoluzionaria. A causa della forte critica sociale ai passati metodi di educazione che muove, l'opera è stata ostacolata fin dalla sua primissima rappresentazione (1906) e, nonostante i grandi tagli del testo originale che già erano stati operati, veniva considerata scandalosa. L'opera è considerata dall'autore stesso "Eine Kindertragödie", una tragedia di giovani (in alcune parti, anche una tragi-commedia), i cui protagonisti hanno circa 14 anni e si trovano ad affrontare situazioni particolari, il più delle volte scaturite in seguito ad una quasi inesistente comunicazione con gli adulti. La curiosità inappagata dei ragazzi o l'impossibilità di esprimersi genera esiti quasi sempre negativi.
Caustico, nichilista, accusatorio, poetico, grandioso. Un'opera di poesia e di teatro di un'attualità "preoccupante" e sconvolgente. Capisco perché Hitler non volesse nemmeno che si nominasse il titolo in sua presenza, eppure l'autore ha avuto la forza di scrivere questo testo che incide, la carne e l'anima, di chi lo legge e molto più fortemente di chi lo mette in scena e lo interpreta. Sprezzante dei benpensanti, del gusto borghese e della cultura imperante (allora come oggi!) del "non esiste quello che non si vede". Un testo che fa riflettere, pensare e commuovere perché parla di tutte quelle violenze dell'educazione che vengono sempre chiamate buon senso e buona creanza. Assolutamente consigliato.
Recensioni
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