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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
Dal vincitore del Premio Nobel Per la Letteratura 2025
Un romanzo visionario che racconta l'assurdità del presente al ritmo di una marcia funebre.
«László Krasznahorkai è uno scrittore di straordinaria intensità » – Marina Warner, giudice del Man Booker International Prize
«Una visione di straziante bellezza» – National Public Radio
«Ipnosi o incantamento, in effetti questo è lo stato che induce la scrittura del maestro ungherese» – La Lettura
La mia vita è stata tenuta a galla da queste due cose: dal fatto che conoscevo una città e che in quella città conoscevo Lei, e ciò significa che non ho mai amato nulla in vita mia più di quella città e di Lei in quella città.
Giunto ormai al capitolo decisivo della vita, il barone Béla Wenckheim torna nel paese natio in una sperduta provincia ungherese. La sua è una figura avvolta nel mistero: chi lo incrocia lo descrive come inverosimilmente pallido, magro e alto come un grattacielo, occhi neri, sguardo trasognato. A causa dei debiti di gioco è fuggito da Buenos Aires, dove viveva in esilio, e non desidera altro che riunirsi al grande amore di gioventù, la sua Marietta o Marika: lui la chiama Marietta, ma per tutti gli altri è Marika. Il viaggio del barone si intreccia con quello del Professore, uno dei massimi esperti mondiali in muschi e licheni, che a sua volta si ritira dagli allori accademici per rinchiudersi in un selvatico eremitaggio e dedicarsi a faticosi esercizi di esenzione dal pensiero nelle immediate vicinanze della città di Béla Wenckheim. Il ritorno del barone, che nella tensione dell'attesa è foriero di ricchezza per tutti, è ammantato da un rincorrersi di voci e da un turbine di pettegolezzi; attraverso le pagine graffianti dei giornali scandalistici ci immergiamo nella realtà del mondo ungherese e nella condizione di precarietà non solo economica in cui versa. Ma cosa succede se il Messia tanto atteso non porta con sé la salvazione ma anzi il giudizio universale?
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Un vecchio professore che, dopo essere stato la gloria di una cittadina ungherese, vive come un barbone per odio verso la stupidità umana, viene molestato da una figlia che non ha mai riconosciuto. Una banda di motociclisti neonazisti lo considera un loro modello, cosa che ripugna al professore, il quale uccide un neonazista e diventa uccel di bosco. Nel frattempo, in città si sparge la voce del ritorno del barone Wenckheim, che ha passato più di quarant’anni in Argentina. Tutti, dal sindaco all'ultimo abitante, credono che il ricchissimo barone sia tornato per donare il suo patrimonio alla città e infonderle un nuovo slancio. In realtà, il barone, un vecchio candido e svampito, ha perso tutto al gioco e, al suo arrivo, è scombussolato dall’accoglienza travolgente che gli riserva la città. Attorno a queste due figure, un coro di personaggi minori, che poi non sono minori, perché Krasznahorkai sa trasformare con pochi tocchi la minima comparsa in un protagonista. E si va dal tragico al comico, dal reale al fantastico, seguendo lunghe frasi sinuose che non sono complicate: siamo infatti di fronte a una prosa meravigliosa che, per di più, dissemina una sapienza un po’ sogghignante, un po’ amara (“la paura è l’elemento che determina l’intera vita umana”). E al risultato non posso non dare il giudizio di capolavoro, che ho letto casualmente in questi giorni, mentre Krasznahorkai riceveva il premio Nobel (finalmente un premio non soggetto a ragioni geopolitiche). Ma anche “Satantango” e “Melancolia della resistenza”, che hanno temi e situazioni che ritroviamo in questo romanzo, sono libri eccellenti e di sicuro leggerò tutto quello che è disponibile (e ormai tutto sarà disponibile) di questo autore incomparabile.
ah, dimenticavo, il lungo e apocalittico finale di quest'opera è fra i migliori che abbia mai letto, una lenta discesa negli abissi della distruzione e dell'annientamento. Potentissimo ma allusivo, misterioso, colmo di dettagli, eventi ed atmosfere davvero weird, il lettore può interpretare liberamente e speculare sugli arcani indizi che magistralmente l'autore semina durante questo precipitare tra le fauci dell'annichilimento di un'intera cittadina. Straordinaria la trovata dell'invasione silenziosa e notturna dei camion, altrettanto inquietanti e incomprensibili le figure dei relativi autisti, inebetiti e muti. Questo è lo spirito del weird, nella sua essenza più pura, anche se quasi mai autori e opere di questo livello vengono presentati come tali. Di contro, molto spesso, autori che scrivono horror fiction, vengono pubblicizzati come scrittori weird, dato che il termine ( che detesto) va così tanto di moda ...
Letto il quinto e ultimo libro disponibile in italiano del Gran magiaro, nella solita ottima traduzione di Dora Varnai. Romanzo di 630 pagine, una tragicommedia grottesca e amara, un serraglio di personaggi ottimamente caratterizzati, patetici, assurdi, sopra le righe, che ben rispecchiano lo spirito dell'opera. Il ricorrente tema messianico puntualmente disatteso come in Satantango, il degrado urbano, quello morale e intellettuale (altra costante dei suoi meravigliosi romanzi) di quasi tutti i personaggi e comparse, le brame di potere e le miserie, piccole e grandi di tanti uomini e donne, ferini approfittatori, ruffiani, bande di neonazisti, corruzione e tanto altro, fanno da contraltare alle due principali figure di questo romanzo a più voci, il professore autoesiliatosi dal mondo con i suoi soliloqui pesanti come macigni e l'allampanato barone malinconico e triste. E meno male che questo incredibile scrittore ha vinto un premio internazionale (ogni tanto accade che il merito venga riconosciuto...), altrimenti di sicuro non sarebbe stato mai tradotto nella nostra lingua, idem per altri grandi scrittori contemporanei come Mircea Cartarescu o Laszlo Darvasi, d'altronde i nostri cari bottegai fabbricanti di libri, influenti o pseudoindipendenti, con la loro ferrea mentalità aziendale estranea alla bellezza e all'arte, concentrati sul nobilissimo concetto di profitto, manco vendessero sacchi di patate, non perseguono le medesime politiche editoriali figlie del mercato attuale? La domanda nel mercato editoriale è figlia di ciò che in genere viene proposto, nella forma estetica e nella sostanza, è la produzione in serie di prodotti scadenti che influenza la domanda e il mercato stesso, abituando il lettore medio a certi linguaggi ossessivamente parattattici e antimusicali, idem per quanto concerne i contenuti, specchio di questo tempo violento e volgare che ha ucciso il pensiero stesso.
Recensioni
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