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In questo romanzo pubblicato per la prima volta nel 2007 Giampaolo Simi conferma le sue abilità di narratore di noir e traccia un ritratto inedito di un giovanissimo boss della camorra; i suoi pensieri, il suo modo di agire e vivere nel racconto in prima persona della poliziotta Rosa.
Cocìss ha solo diciott’anni ma è già un capopiazza dello spaccio. La polizia e la procura stanno per inserirlo in un programma di protezione per collaboratori. È in corso una faida sanguinosa tra due clan e il commissario capo D’Intrò ha un piano ambizioso per sgominare un collaudato sistema di potere criminale. Nell’attesa, il ragazzo è nascosto all’interno di una casa famiglia e affidato alla tutela di una giovane agente sotto copertura, al suo primo incarico veramente importante. È Rosa, la protagonista e la voce che racconta in prima persona, tirandosi appresso tutti i patemi d’animo e le incertezze della sua prima responsabilità pesante, così come le angosce degli antichi ricordi. Ex studentessa di filosofia, da bambina si era convinta di avere dei superpoteri, e questo gioco, questa fantasia qualche volta la sostiene ancora. Attraversando il limbo triste della comunità che ospita acerbe esistenze travolte da ogni genere di naufragi, una serie di segnali avverte la giovane poliziotta che deve esserci una trappola. C’è come un buco nero che vuole inghiottire il suo protetto, lo sente. I responsabili di questo piano oscuro forse confidano nella sua ingenuità, ma si moltiplicano i fatti strani, sfugge di tante cose il perché. Rosa si impegna a capire lo scopo di ciò che le pare una messa in scena. Però prima di tutto bisogna scappare, schivare pericoli da ogni parte, sfidare tutto e tutti come se davvero lei avesse i superpoteri. Oppure conviene abbandonarlo? Dopotutto, vale la pena rischiare la vita per uno come Cocìss, un predestinato al peggio che non sembra cercare nessuna redenzione? Lui è un ragazzo cattivo. Sì, ma in fondo un ragazzo. Saranno gli eventi a portarli lontano.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una lenta discesa alla scoperta della consapevolezza di sé e del.proprio ruolo per entrambi i protagonisti. Ma non è tutto come sembra
Mi aspettavo qualcosa di diverso, credo di essermi fatta fuorviare dal titolo. I romanzi che parlano di crimini mafiosi, clan, droga non fanno per me, il finale risolleva il racconto anche se avevo intuito il piccolo colpo di scena. Peccato.
Ben scritto, ben costruito, molto coinvolgente. Noire perfetto
Recensioni
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“Da piccola mi chiamavano la bambina elettrica.”
Con questo incipit Giampaolo Simi inizia in tono quasi sommesso e persino tenero un romanzo giallo duro e spigoloso, spietato e intriso di molte, scomode verità.
Rosa, protagonista e voce narrante, è stata una bambina convinta di possedere la capacità di ricaricare batterie, una specie di superpotere. E forse ci sono momenti in cui ci crede ancora o almeno vorrebbe crederci. Fallito l’intento di laurearsi in filosofia con una tesi sul concetto di bene e male in Sant’Agostino, fallito il mobilificio del padre perché le banche gli hanno ritirato il credito, sparito suo fratello per rifarsi una vita lontano dalla famiglia, Rosa entra in Polizia e dopo tre mesi nella Stradale di Casale Monferrato, il Nucleo Regionale le affida un primo incarico da far tremare le vene e i polsi: deve fare la guardia a tale Daniele Mastronero, alias Cocíss, diciottenne, ‘capo zona di due piazze di spaccio, una decina di soldati, più i pusher, le vedette e le sentinelle’ definito dallo psicologo del Servizio Centrale di Roma: “…un soggetto spiccatamente antisociale, dai tratti paranoidi. Presenta forti scompensi umorali, probabilmente legati anche all’uso abituale di sostanze stupefacenti.” Il giovane capo di un quartiere ghetto del Sud Italia, dunque, che dopo l’arresto ha deciso di collaborare con la Procura e grazie al quale sono già stati effettuati diversi arresti.
Il sovrintendente Reja del Servizio Centrale di Protezione, d’accordo con il commissario capo D’Intrò, ha predisposto il trasferimento sotto copertura di Cocíss in una comunità di recupero nell’entroterra toscano. Compito di Rosa controllarlo e proteggerlo perché attraverso Cocíss, D’Intrò conta di arrivare alla cattura di uno dei nomi di spicco della criminalità organizzata legata allo spaccio di stupefacenti: il super boss Incantalupo, l’uomo senza volto.
Inizia così il travagliato e improbabile rapporto fra la trentenne, stanca e disincantata Rosa e il folle, schizzato Cocíss, accusato fra l’altro, da un certo momento in poi, di essere l’esecutore materiale di un efferato omicidio legato a regolamenti di conti fra cosche rivali, omicidio nel corso del quale hanno perso la vita due bambine innocenti. Ma è stato davvero lui a sparare? E perché, se tutti ne erano a conoscenza, sia D’Intrò che i mandanti malavitosi all’improvviso lo vogliono morto? Rosa è confusa, trascinata da quel diciottenne spavaldo, analfabeta e dislessico in una fuga folle e precipitosa in giro per l’Europa con la promessa di Cocíss di consegnarle Incantalupo sicuro che questo sia l’unico modo per rifarsi altrove una vita. Nei giorni della fuga, Rosa, sebbene prudente come un domatore di fronte a una tigre selvaggia, riuscirà a scorgere sotto la superficie scabra e corrotta di Mastronero, il ragazzo dimenticato da tutti, il giovane costretto a costruirsi una sua distorta morale e stralunata logica per affrontare la vita.
“So che potrebbe avere in mente un piano che sfugge a me e anche a D’Intrò. So che non smetterà di combattere, anche se è rimasto da solo. Ma è un cane da combattimento, non sa fare altro, e per lui, in definitiva, combattere e vivere sono la stessa cosa.”
Simi ha creato due personaggi vivi e indimenticabili avvinti da un legame intriso di sospetto, ma anche di complicità, pietà, accudimento e reciproco rispetto. Due mondi paralleli che per caso s’incontrano imparando ciascuno qualcosa dall’altro.
Scritto nel 2007, siamo felici di poter leggere oggi questo libro di rara intensità e concreta denuncia sociale. E, nelle parole dell’autore, lasciare senza un nome la città della piazza di spaccio ha un suo perché. È un ghetto-simbolo di una grande metropoli del Mediterraneo, orribile e segnato da profonda anomia e tanto basti.
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