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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2021
Un viaggio che ci fa gettare uno sguardo nuovo e spietato sui meccanismi del mondo nel quale esercitiamo (o crediamo di esercitare) ogni giorno la nostra libertà.
Cosa succede a un paese se alle elezioni i cittadini decidono in massa di votare scheda bianca? Quali ingranaggi vengono sollecitati fino alla rottura, quali contromisure andranno messe in atto? Se lo chiede José Saramago con questo straordinario romanzo, avvincente come un giallo e penetrante come un'analisi (fanta)politica. L'ipotesi più accreditata è che ci sia un legame fra questa "rivolta bianca" e l'epidemia di cecità che, solo quattro anni prima, si era diffusa come la peste. Gli indimenticabili protagonisti di Cecità fanno quindi ritorno, per condurci in un viaggio alla scoperta delle radici oscure del potere. Un viaggio che ci fa gettare uno sguardo nuovo e spietato sui meccanismi del mondo nel quale esercitiamo (o crediamo di esercitare) ogni giorno la nostra libertà.
Indice
stupendo
Lo si può considerare come un proseguimento del più famoso "Cecità". Anche questo, come il precedente, iconico, toccante e capace di far arrabbiare tanto. Lo consiglio se avete amato Cecità.
Leggere Saramago è sempre un percorso emozionale oltre che culturale. Gli scenari che descrive sembrano sempre irreali ma nello stesso tempo si materializzano davanti ai nostri occhi come la più banale delle verità. In questo romanzo riprende i personaggi di "Cecità" e li colloca al centro di una bufera politico-sociale senza precedenti nella storia. Duro, inflessibile, e spietato è il racconto, diretto magistralmente dalla mano di un grande scrittore.
Recensioni
«L’arte e la parte insieme mi autorizzano ad affermare che votare scheda bianca è una manifestazione di cecità altrettanto distruttiva dell’altra, O di lucidità, disse il ministro della giustizia, Che cosa, domandò il ministro dell’interno, ritenendo di aver udito male, Ho detto che votare scheda bianca si potrebbe considerare come una manifestazione di lucidità da parte di chi l’ha fatto, Come osa, in pieno consiglio del governo, pronunciare una simile barbarità antidemocratica, dovrebbe vergognarsi, non sembra neanche un ministro della giustizia, sbottò quello della difesa.»
Persa tra le virgole, gli incisi, le lunghissime frasi, l’impaginazione fitta e regolare senza paragrafi, non riesco a rialzare lo sguardo, continuo a leggere e non voglio fermarmi. La storia, avvincente come un noir, assorbe e trascina con sé, lucidamente. Non condivido l’opinione espressa da Bruno Arpaia sul «Domenicale» del «Sole 24 Ore» di opera “al di sotto delle attese”. Personalmente giudico Saggio sulla lucidità superiore ad alcuni tra gli ultimi romanzi di Saramago, sicuramente all’altezza di Cecità, cui tra l’altro si riferisce, o de La caverna, per citare due opere a mio giudizio insuperabili. La difficoltà, come sempre, sta nel parlarne. Questo è un libro che necessita di un periodo di riflessione prima di poterlo presentare. Del resto recensire un romanzo di Saramago è impresa pretenziosa e forse inutile. Tanto varrebbe scrivere “leggetelo” e chiudere lì. Superfluo dire quanto sia intensa e profonda la sua scrittura, originale la forma narrativa, intellettualmente altissima la vicenda narrata: lo saprete già avendo letto qualsiasi altro libro del Premio Nobel portoghese. Dovrei presentare una pagina bianca, rifacendomi proprio al cuore di questa storia, entrando anch’io nel novero di quei “biancosi” che sconvolgono il sistema politico di una nazione. Così infatti vengono definiti, disprezzandoli, i cittadini della capitale di un imprecisata nazione democratica, che in larghissima parte scelgono di depositare una scheda bianca nell’urna di una tormentata tornata elettorale. È il primo di una serie di atti concatenati che scoprono il vero volto di una democrazia di facciata, che legge qualsiasi anomalia nel comportamento dei cittadini come una temibile destabilizzazione del sistema e che perciò è disposta a commettere qualsiasi atto, anche violento, per riportare alla “vera” democrazia chi si è permesso di minarla dall’interno votando (lecitamente, del resto) scheda bianca. Chi dirige questa rivolta collettiva? Perché nulla sembra efficace a fermarla? Inutili la condanna pubblicamente espressa dai massimi dirigenti nazionali, l’isolamento anche istituzionale in cui si sceglie di lasciare la capitale, l’infiltrazione nella rete sociale di spie, l’attentato governativo attribuito ai “biancosi” con molte vittime, le minacce di totale abbandono degli abitanti a sé stessi. Saramago lucidamente porta il lettore nelle pieghe del potere, nei suoi meccanismi, e parallelamente, pur senza spiegarci in modo esplicito né la genesi di questa ‘rivolta’ del tutto pacifica né le sue motivazioni fondamentali, ci fa comprendere come una popolazione scoraggiata e disillusa possa arrivare con un invisibile e inudibile passaparola a questa scelta estrema, ma legale. Fino a ricollegare la vicenda con la protagonista di Cecità, capro espiatorio necessario volendo spiegare in un rapporto di parentela “la cecità generale di quattro anni addietro e questa, maggioritaria, di ora”.
Molti romanzi di Saramago potrebbero essere definiti “politici” (e in qualche modo questa sua visione della realtà è stata in gran parte la motivazione del premio Nobel), ma Saggio sulla lucidità lo è in misura ancora maggiore. Un’analisi impietosa, dura, caustica e pessimista del sistema delle democrazie occidentali, una denuncia critica e tristemente ironica delle armi che la democrazia usa per difendere sé stessa, una teorizzazione della possibile autonomia ‘anarchica’ di una città che non porta affatto allo sfacelo.
Non dimentichiamo infine la traduttrice, Rita Desti, artefice di un lavoro straordinario e difficilissimo: rendere in lingua italiana la qualità e il livello della scrittura di Saramago.
A cura di Wuz.it
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