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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Puro piacere intellettuale e fisico. Da leggere tutti i giorni, ovunque.
Che bel libro. Ogni poesia ha uno stile diverso certe molto divertenti e altre con più significato. In tutto un libro molto bello
Questa raccolta di Valerio Magrelli appare estremamente articolata e varia, sia nei contenuti sia formalmente, e spazia dal privato al politico, dalla religione all'indignazione civile, dalla polemica letteraria alla riflessione filosofica. Lo stile sa adeguarsi plasticamente ai temi trattati, sia utilizzando metri e formule tradizionali, sia servendosi di curiosi stratagemmi quali le sciarade e finti rebus, o inserti prosastici e narrativi. In maniera decisamente meno cerebrale e oscura che nelle precedenti prove, qui l'ansia comunicativa del poeta diventa più esplicita, segnata dalla risentita amarezza nei riguardi della società e del mondo cui fa riferimento il titolo. «Io mi faccio il Sangue Amaro./ E' una specialità della casa, sin dal lontano 1957»: così nell'ultima sezione, dedicata a un se stesso depresso e immalinconito, talvolta rabbioso. Lo spettro della morte attanaglia pensieri e cuore, nelle sembianze di una futura malattia neurologica o della insopportabile separazione definitiva dai propri cari. E' proprio dagli affetti familiari che può arrivare l'unica redenzione, per cui i versi più inteneriti del volume sono quelli rivolti ai figli e alla moglie. Ma l' angoscia aleggia ovunque, intrecciata a sentimenti di rivolta e rifiuto nei riguardi di ogni bruttura e ingiustizia, naturale o sociale: quindi verso le infermità dei bambini handicappati, gli incidenti stradali, i morti della Thyssen, i giovani disoccupati, i balzelli fiscali, le disonestà finanziarie, le dittature telematiche, i ladri che penetrano in casa, gli uccelli che entrano dalla finestra, lo sfacelo urbano, le latrine insozzate di una Roma pasolinianamente suburbana, o zingaresca. Da questa geremiade sconsolata il poeta sembra salvare solo alcuni aspetti della quotidianità, della natura, della memoria, capaci di riconciliarlo con il bene di vivere, e forse con la poesia. Anche se «il linguaggio/ha innanzitutto lo scopo di nascondere».
Recensioni
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