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Mi aspettavo degli approfondimenti, qualche fatto nuovo, degli spunti di riflessione ed invece un semplice inventario. Ben fatto, ma pur sempre un inventario!
Premetto che la politica non mi interessa e non sono nè di destra nè di sinistra. Il libro è un elenco di fatti e di nomi e quindi può risultare alla fine noioso; inoltre sarebbe stato utile inserire un elenco dei nomi con il riferimento alla pagina per poter aiutare il lettore a orientarsi. A parte queste note, è un libro che fa sicuramente riflettere. In una guerra chi sono i buoni? E i cattivi? I buoni sono quelli che vincono? Se prendiamo quest'ultima domanda come un'affermazione arriviamo a quello che la storia ha voluto e vuole tuttora farci digerire. I fascisti erano dei criminali? Alcuni sicuramente sì, ma i partigiani non erano da meno. I partigiani erano degli eroi e dei martiri? Alcuni sicuramente sì, ma i fascisti non erano da meno. Da entrambe le parti c'erano atti di eroismo, di fedeltà assoluta, di onestà e convinzione nei propri ideali, ma c'erano anche atti vigliacchi e criminali. Allora la differenza in cosa consiste? La realtà è che non c'è differenza. I partigiani, essendo dalla parte dei vincitori, sono passati alla storia per essere i buoni, i martiri, i liberatori. La stessa cosa, estesa, si può dire degli Americani... i liberatori... quelli che ci hanno scaricato addosso tonnellate di bombe causando migliaia di vittime innocenti. Se proprio vogliamo essere precisi, i fascisti della RSI sono quelli che non hanno tradito, mentre i partigiani sono dei briganti clandestini che hanno continuato ad agire impuniti anche a guerra finita. Questo libro va letto in quest'ottica, sentendo l'altra campana, analizzando i fatti e lasciando perdere la destra, la sinistra e la politica, per non prendere per buono tutto ciò che la storia "ufficiale" continua ancora oggi a proporci. C'è una frase all'inizio di un libro scritto dal grande Arrigo Petacco: "La prima vittima di una guerra è sempre la verità. Quando una guerra finisce le menzogne dei vinti vengono smascherate; quelle dei vincitori diventano storia".
A distanza di decenni, un giornalista di sinistra si assume la responsabilità di raccontare un'altra storia, sottaciuta dai più per pudico imbarazzo o impudente correità. Il quadro che ne emerge ritrae le due anime della Resistenza: quella criminale, accecata dall'ideologia e dall'odio sociale, e quella legalitaria, ispirata a principi etici e democratici.
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