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Una sintesi dei concetti fondamentali della genetica e dei suoi sviluppi storici,scritta da chi alla genetica vi ha lavorato personalmente,pertanto l'autore esprime idee sue e non riportate da altri,che è secondo me il vero valore aggiunto di un libro.E non si lascia contaminare da orientamenti mistici e finalistici,definendo l'evoluzione una continuità con cambiamento,non necessariamente con progresso.A margine mi hanno fatto piacere le citazioni di Leopardi,che stemperano il rigore strettamente scientifico del testo.
Recensioni
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Esiste nella società una visione mistica della vita organica, come se si trattasse di un fenomeno incomprensibile ed ineffabile, un mondo che segue leggi e principi che non capiremo mai.
Partendo da quest’idea, Boncinelli nel suo ultimo lavoro, cerca di dare una risposta sul giusto atteggiamento da tenere riguardo le critiche che vengono mosse allo sviluppo della vita organica.
In La scienza non ha bisogno di Dio l’autore, professore di Filosofia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, riflette sulla distinzione fra vita naturale e vita artificiale, compiendo un viaggio fino al cuore della vita stessa per cercare di comprenderne l’essenza più profonda.
Pur essendo un saggio scientifico, il libro si caratterizza anche per il tratto divulgativo ed è dunque adatto al grande pubblico non solo a quello degli specialisti. La suddivisione in capitoletti guida infatti il lettore nel testo e lo aiuta nella comprensione della materia. In questo modo vengono forniti ai lettori gli strumenti adatti per cimentarsi nell’argomento e cercare di capirne di più.
Prendendo spunto dall’importante libro di Schrödinger Che cos’è la vita? edito nel 1944, Boncinelli ci dà una definizione di vita e ce ne fornisce un inquadramento sostanziale attraverso tre parametri fondamentali: la materia, l’energia e l’informazione. Questi parametri, si legge nel saggio, sono armonizzati in una condizione di «equilibrio dinamico all'interno di un universo tendente al disordine e alla “morte termica» e questo equilibrio dinamico è possibile solo grazie all’attività e all’intervento del Dna.
Ma affinchè questa evoluzione non si arresti, il genetista afferma che la «catena di eventi e processi biologici necessita di errori di copiatura nella trascrizione dell'informazione dal Dna all'Rna messaggero, cioè nella fase intermedia verso l'attivazione delle proteine e del differenziamento cellulare». In sostanza l’autore ci spiega che è dall’errore e dalla riorganizzazione che ci si evolve, l'errore è dunque alla base di quelle «mutazioni» necessarie nell'adattamento degli organismi all'ambiente. Questo è sicuramente uno dei passaggi fondamentali del saggio, perché si spiega in questo modo l’evoluzione della vita, ovvero essa si evolve per errore.
Questa tesi, sulla scia della Sintesi moderna dell’evoluzione, afferma che il caso e quindi l’errore sia il motore del mondo.
Naturalmente gli errori comportano delle patologie, cosa che viene ben delineata nel saggio dove leggiamo: «Certo, le mutazioni sono anche responsabili (dal nostro punto di vista) di derive patologiche: in termini brutali, presiedono alla varietà cromatica di una farfalla e al cancro. Ma ci ricordano come la vita (in quanto evoluzione dei genomi più e prima che dei relativi organismi) sia una tessitura di continuità e variabilità, di conservazione e incessante riorganizzazione della materia.»
Con la sua competenza duplice di fisico e genetista, l’autore oltre a riprendere il fondamentale libro di Schrödinger, prende spunto anche dalle recenti affermazioni dello scienziato Craig Venter che, nella primavera del 2010 aveva dichiarato di esser riuscito a creare in laboratorio un esempio di vita artificiale.
Boncinelli compie un viaggio lungo quattro miliardi di anni nel cuore della vita medesima, ci offre strumenti interpretativi e una chiave di lettura per cercare di squarciare il velo di Maya che avvolge questo fenomeno. Nel suo lavoro, smonta il pregiudizio sull’aridità delle affermazioni scientifiche e ci aiuta così a ridefinire i confini, spesso labili, che separano la vita naturale da quella artificiale.
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