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Sono arrivato più o meno a pagina 100 e l'ho lasciato. Concordo con chi prima di me l'ha definito pesante e noioso. Peccato perché ero partito con le migliori intenzioni avendo apprezzato il professor Cardini come erudito ospite delle trasmissioni culturali di Paolo Mieli e non solo. Come divulgare storico su carta stampata preferisco di gran lunga il professor Alessandro Barbero.
Avvincente dall'inizio. Tamerlano e Samarcanda sono la stella polare che illumina la rinascita dei 2 cavalieri fiorentini. La grandiosità dell'Oriente è in ogni pagina, in contrapposizione con la piccola Europa di cui arriverà ad avere la giusta percezione il saggio ambasciatore castigliano.
Siamo nel XV secolo, nell’anno del Signore 1403, all’incirca alla fine di quell’era chiamata Medioevo e quindi prossimi all’avvento del Rinascimento, un periodo di transizione, si potrebbe dire. L’Europa è ben diversa dall’attuale, così come tutto il mondo conosciuto e, nonostante le frequenti guerre che insanguinano il continente un pericolo assai consistente si sta affacciando dall’Asia, dove un esercito di grandi dimensioni e ben addestrato va conquistando territori su territori, sotto la guida energica ed esperta di un mongolo di nome Timur Beg, italianizzato in Tamerlano. Per motivi diversi, di carattere diplomatico o personale, tre uomini si mettono in viaggio per andare a conoscere il nuovo Gengis Khan. Sono il nobile Don Ruy de Clavijo, camarero del re Enrico di Castiglia, il fiorentino Vieri, figlio di Rinaldo del casato di Buondelmonti, e Arrigo, un uomo misterioso che ha lasciato precipitosamente l’Italia per trovare rifugio nell’ordine francescano di Gerusalemme. Tutti e tre, partendo dalle rispettive sedi, si mettono in cammino per Samarcanda, con itinerari diversi che finiranno poi per incrociarsi. Sono viaggi di altri tempi che attraversano terre oggetto di continue guerre, fra paesaggi incantevoli e altri che invece sgomentano, un’avventura nel vero e proprio senso della parola le cui difficoltà non fermeranno nessuno dei tre uomini, inconsapevoli esploratori e testimoni di un’epoca. I riferimenti storici sono puntuali, e d’altra parte non si deve dimenticare che l’autore è uno storico di valore, ma in questo contesto non si può non apprezzare la creatività di Franco Cardini, capace di servire al lettore un testo che nel renderci edotti di una situazione geo-politica così lontana nel tempo ci allieta anche con una trama ben congegnata, ci stupisce con descrizioni da Mille e una notte, stimola il nostro intelletto con profonde riflessioni sul senso della vita. Ne raccomando la lettura.
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