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Giuseppe Pastore racconta la «Generazione di Fenomeni». Racconta un gruppo indimenticabile di uomini che ha scritto la storia di uno degli sport più amati del nostro paese, a cominciare da Julio Velasco, maestro psicologo filosofo, del gioco e della vita.
Alla fine degli anni Ottanta, apparentemente all’improvviso, dopo un lungo periodo di sconfitte e mediocrità, la Nazionale italiana maschile di pallavolo fa uno strepitoso balzo in avanti e si trasforma nella squadra più forte del mondo. Cambiano le teste, i risultati, le prospettive: cambia la vita. L’allenatore argentino Julio Velasco, con metodi innovativi e soprattutto con grande abilità psicologica, motiva un gruppo di giocatori che, in una progressione irresistibile, si scoprono campioni. I nomi di Bernardi, Cantagalli, Gardini, Giani, Lucchetta, Papi, Tofoli e Zorzi diventano noti a tutti gli italiani, la pallavolo entra nelle case di milioni di nuovi appassionati e si fa fenomeno di costume. Per anni giochiamo meravigliosamente, vinciamo sempre e vinciamo tutto. Quasi tutto, perché ci sfugge il traguardo che Europeo dopo Europeo, Mondiale dopo Mondiale, World League dopo World League, si trasforma in ossessione: la medaglia d’oro alle Olimpiadi. Come accadde nel calcio con l’Ungheria del 1954 e l’Olanda degli anni Settanta, questo non è certo l’unico caso paradossale di una squadra troppo forte per raggiungere il massimo obiettivo. Quell’oro ci è sfuggito ma, per citare una delle frasi più famose del nostro ct, «quien me quita lo bailado», nessuno ci toglierà mai i balli che abbiamo ballato. Con piglio vivace e competenza sicura, mettendo lo sport sempre al centro ma senza dimenticare la società, Giuseppe Pastore racconta la «Generazione di Fenomeni». Racconta un gruppo indimenticabile di uomini che ha scritto la storia di uno degli sport più amati del nostro paese, a cominciare da Julio Velasco, maestro psicologo filosofo, del gioco e della vita.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Che storia è questa? Una a lieto fine, come dice Giuseppe Pastore nell'Introduzione a La squadra che sogna. Storia dell'Italia di Julio Velasco, la Nazionale di pallavolo più forte di sempre. L'unica capace di vincere tre mondiali consecutivi. Ma le storie a lieto fine non sono mai perfette - perfettibili sì, quello sempre. Hanno al loro interno delusioni cocenti, una fine tremenda, subita non da persone mediocri ma da ragazzi e uomini brillanti, fortissimi. I migliori del loro secolo, per l'appunto. Che hanno visto ascesa e discese, hanno vissuto di razionalità ed istinto, che hanno programmato e improvvisato, hanno compiuto salti altissimi e cadute ancora più profonde, sono stati idolatrati e sottoposti a stress impensabili. Soprattutto, non importa quanto vincevano: hanno vissuto un'ossessione. Quella dell'oro olimpico. In particolare, quella di Atlanta 1996. Che si è spezzata sull'asticella di una rete, ma non per questo i nomi di Bernardi, Cantagalli, Gardini, Giani, Lucchetta, Papi, Titoli, Zorzi non risuonano nell'Olimpo sportivo. «Per essere perfetta le mancava un solo difetto», diceva Kraus. Quell'Italvolley, allora, è stata oltre che perfetta. È stata memorabile. Una generazione di fenomeni.
Una storia straordinaria raccontata in maniera non banale, facendo risaltare sia le molti luci, sia le poche ombre, di una delle squadre più vincenti della storia. Uno dei migliori libri di sport, e in assoluto, che abbia mai letto.
La generazione dei Fenomeni. Forse la più grande squadra di pallavolo mai vista al mondo. Con una sola (e grande pecca): non aver vinto un'olimpiade. La prima volta nel 1992 a Barcellona e la seconda volta quattro anni dopo ad Atlanta, persa al tie break contro un'Olanda di soli sei giocatori. Ero in un pub londinese quella sera e ho visto gli ultim i due set alla tv. Che strazio. Comuque Bernardi, Zorzi, Luchetta, Gardini, Tofoli, Cantagalli, Giani e gli altri sono stati giudicati i migliori di sempre e ci hanno regalato emozion i fortissime, mai dimenticate anche dopo più di vent'anni.
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