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Sublime fusione di romanzo storico, filosofia morale, sofferta indagine esistenziale. C'è tutto in quest'opera. Ancorché incastonata in un ben preciso momento storico, ne trascende i confini per spingersi oltre. Oltre la miseria dell'uomo, oltre la protervia del potere, verso la siderale solitudine del Bene. I contorni dei protagonisti sono disegnati con precisione chirurgica. La vicenda si dipana con ineluttabile ferocia. Tuttavia il lettore avverte l'urgenza insopprimibile di proseguire. Si deve proseguire. Il cammino è costellato di straordinari colpi di scena. Il quadro iniziale pian piano si mette a fuoco. Incursioni nella psichiatria, nella psicoanalisi fugano la nebbia. C'è graduale chiarezza sulle esistenze che si offrono nella loro dolorosa trasparenza. E il succedersi frenetico degli eventi trova un sua possibile ermeneutica. La sapiente penna dell'autrice sa creare immagini di grande tensione emotiva. C'è commozione sincera per il lettore disposto a porsi accanto ai protagonisti al limitare della voragine... Che poi è la voragine che inghiotte corpi, anime, speranza, futuro. Male e Bene si oppongono con precisione manichea, in questa dolente opera. I protagonisti ne interpretano magnificamente l'essenza più profonda. La precisa ricostruzione storica diviene tramite privilegiato per una sua ennesima messa in scena. Il lettore, giunto al termine di queste pagine, porta con sé un capitale di inestimabile valore.
La trama di questo capolavoro di Letteratura si regge su un puntuale e preciso impianto storico, che inizia nel 1920, arriva all’acme con l’8 settembre del 1943 e si conclude (narrativamente parlando) il 25 dicembre del 2005 (non a caso il giorno di Natale). In luoghi descritti alla perfezione (Trieste, Albona, Pisino, Fianona, Visinada, Chersano, Buie, Arbe, Arsia, il Golfo del Quarnero, …) si muovono i personaggi letterari credibili e accanto a questi uomini e donne realmente esistiti (Norma Cossetto, Giuseppe Cossetto, Arnaldo Harzarich, mons. Antonio Santin, Flavio Gioia, Egidio Rodani, Albino Tonetti, don Angelo Tarticchio, Tullio Crali e Ivan Motika). Un libro nelle cui pagine sono banditi i pregiudizi e le ideologie, per consentire di ‘leggere la Storia’ secondo una prospettiva diversa: quella che mette al centro l’UOMO, la sua necessità di darsi un senso, di essere in ogni modo l’artefice delle proprie azioni. Il romanzo è puntualissimo nel rendere conto degli avvenimenti geopolitici che hanno condotto, durante la Seconda Guerra Mondiale, al genocidio delle foibe e dell’esodo. È però soprattutto un mirabolante percorso di lettura, per raggiungere a comprendere che le esecrabili azioni compiute non si giustificano attraverso le sole scelte messe in atto dalle Nazioni, ma si deve guardare anche alle responsabilità e decisioni dei singoli. La bellezza abbacinante dell’Istria è descritta con minuzia, per fornire al lettore un teatro narrativo vero, e suggerirgli che spesso la bellezza perfetta diventa un difetto, un male agli occhi degli invidiosi, che ne bramano il possesso. Dovrebbe essere un testo propedeutico all’insegnamento della Storia, da assumere nelle scuole superiori. Inarrivabile, per stile narrativo, puntualità storica, emozioni regalate e spiegazione coraggiosa dei fatti!
Libro meraviglioso, una storia che ti lacera ti rovescia la coscienza e ti pone difronte all'antitesi delle emozioni umane, il più cieco e sfrenato odio e il più grande gesto d'amore..... Cambiano gli uomini ma non i metodi.... Dice l'uomo giusto, oserei dire oggi passano gli anni ma gli uomini fanno gli stessi errori.. Un libro per non dimenticare, ma sopratutto un libro per generare una nuova coscienza e una nuova consapevolezza sulle Foibe dove il confine tra l'essere carnefice e vittima è labile.... Un enorme plauso all'autrice perché ha saputo accendere un faro su questo pezzo triste della storia umana......
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