Più che una storia d'Italia, questo libro contiene lo svolgimento di una tematizzazione interpretativa fatta scorrere nel tempo. Si parte da un modo diffuso e da un luogo comune di leggere il presente per volgere lo sguardo verso il passato unitario e scorgere, non senza dosi cospicue di Kulturpessimismus, un'omogeneità continua della vicenda italiana. Al centro vi è l'anomalia (solo del nostro paese?) che scandice un lungo processo privo di serene alternanze e ricco invece di regimi e di crisi intermittenti dei sistemi che costituiscono la fisionomia di tali regimi. Vi sarebbero insomma sempre state in Italia, da Cavour e Ricasoli sino a Berlusconi e i suoi contemporanei, guerre ideologiche, o addirittura civili, fra le principali forze di governo e le forze di opposizione, tutte statalistiche (anche con Quintino Sella e Luigi Einaudi?), tutte burocratiche, tutte durevoli e nel contempo confuse, tutte in qualche modo frutto della diseducazione degli italiani per quel che riguarda i valori del pluralismo civile, sociale e politico. Benché il parlar sia indarno, questo è il mesto succedersi delle vicende italiane. Sembra quasi che si voglia smentire la definizione, dovuta a Bonomi e a Croce, del fascismo come parentesi. Il fascismo pare piuttosto la rivelazione estrema dell'intera traiettoria del regno prima e della repubblica poi. Tanto che si fa riferimento alla cosiddetta "seconda repubblica", mai esistita e pura invenzione mediatica accaparrata da politologi e ora anche da storici. Questo libro va comunque assolutamente letto. Non come libro di storia, tuttavia. Bensì come libro-formula sulla schematica successione di sistemi antagonistici e nel contempo continuistici. Ci aiuta a ragionare. Bruno Bongiovanni
Leggi di più
Leggi di meno