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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2015
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Nella descrizione della routine di Mortimer Griffin il Nostro si inerpica in un personaggio pieno di complessi mentali, ma anche di false accuse, al centro di un gioco più grande di lui, di cui è conscio e ostaggio. I personaggi attorno a lui sono a dir poco memorabili. La vecchia insegnante ai tempi dell’Ontario, che a colpi (!) di sorpresa guadagna una cattedra nella scuola frequentata dal figlio (unico) di Mortimer, un ragazzino risoluto e a corto di attenuanti che ha bisogno di problemi familiari fittizi per essere accettato dai suoi compagni di scuola. Il personaggio della signora Griffin, la moglie di Mortimer, è forse il più reale ed attuale di tutti. Perennemente sull’orlo di una crisi di nervi, che in realtà attraversa incolume e ne esce come prima. Il titolare dell’azienda. Il miglior amico. L’erede designato. I colleghi. I critici letterari o presunti tali. Il direttore emerito. Il pub, dopolavoro obbligato a fine giornata. Una storia ordinaria che incede nella più assurda distopia, al passo con il più criptico Philip K. Dick pur senza sfociare nel modello ucronico. Mortimer è un personaggio post-kafkiano, in eterno equilibrio con l’antisemitismo e l’anti-antisemitismo, di cui in realtà vorrebbe infischiarsi ma ogni volta è tirato in ballo. Felici le sue battute sempre fraintese. Mortimer è il non politically correct nella Londra post-Impero. Richler si inerpica su una china lessicale molto greve, infarcita di volgarità tipiche dell’ibridizzazione del mondo editoriale con quello della pubblicità e del cinema. La stessa scuola tutt’altro che montessoriana frequentata da suo figlio è quanto di più improbabile un genitore possa desiderare. Ma è la moda, e chi vuol accedere nell’upper middle-class, quella radical chic, non può esimersi. E la satira scende giù feroce. Mortimer Griffin non raggiunge Barney Panofsky o Solomon Gursky o Duddy Kravitz. Ma rimane un personaggio memorabile nelle sue debolezze (numerose) e virtù (pochissime). Che mancherà al lettore.
Sembrano i dialoghi di Woody Allen, e anche la trama un po', e certi personaggi pure però, ... mi sa che sembra proprio un film di Woody Allen... Allora chi ha copiato, o meglio preso spunto, da chi? - 'The Acrobats' prima pubblicazione di Richler, 1954; - 'Che fai, rubi?', primo film di Woody Allen, 1966. Nulla esclude che il primo abbia influenzato il secondo, oppure è una semplice somiglianza per affinità culturale come gli altri scrittori nordamericani di origine ebraica; ma a Roth non assomigliano, ad esempio, e neppure a Bellow e ... massì, chissenefrega, in fin dei conti!, è che il capitolo 15 sembra proprio scritto da Allen, e io mi sono fissata su questa sovrapposizione che toglie ad entrambi l'unicità che gli avevo sempre attribuito - vabbe', me ne farò una ragione, anche perché piacendomi tutti e due, dove sta il problema? Nessun problema: è un Griffin alle prese con una moglie nevrotica, con un surreale, Alleniano prima maniera, 'Creatore di Stelle', nonché contemporaneamente tacciato di essere, suo malgrado, antisemita, ebreo e ipospadico. Assurdo e paradossale, certamente non fra i suoi migliori titoli, l'ho trovato comunque godibile, e dopo un anno e mezzo dall'ultimo Richler, piuttosto che niente, meglio piuttosto.
Romanzo scoppiettante, scorrevole, pieno di dialoghi, a tratti divertente, con alcuni personaggi paranoici, sempre in bilico tra il verosimile e l'immaginifico, ma non convince fino in fondo.
Recensioni
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Furono gli anni della Swinging London a ispirare a Richler questo suo sesto romanzo, uno sberleffo così audace e irriverente da essere subito messo all’indice.
Se in queste pagine state cercando un personaggio scorretto come il buon vecchio Barney Panofsky non lo troverete. Qui forse troverete l’opposto di Barney: un uomo bello, ricco, Wasp. Un uomo capace di scandalizzarsi. Ma troverete anche una prova generale, un lavoro preparatorio al suo capolavoro, in cui l’autore canadese intraprende la missione che ha portato avanti per tutta la vita, quella di demolire i luoghi comuni.
Scritto nel 1968 e tradotto solo ora dall’editore Adelphi, il romanzo è ambientato nella Londra degli anni Sessanta, la “Swinging London” ed è quindi uno sguardo contemporaneo sulla rivoluzione dei costumi che ha travolto quella generazione. Naturalmente si tratta di uno sguardo “alla Richler”, dunque di una satira, tendente alla farsa, della controcultura sessantottina, della promiscuità sessuale e del freudismo. Il protagonista della storia è Mortimer Griffin, redattore in una prestigiosa casa editrice londinese, la Oriole Press, di età media, corporatura media, capelli ancora folti, sguardo lucido e pulito, modello Wasp ideale per ogni spot pubblicitario. Un uomo normale che, scopriamo con un certo sgomento, si aggira indisturbato all’interno di una comunità fantasmagorica in cui sono invischiati sua moglie, il suo migliore amico, i colleghi di lavoro, le maestre di scuola di suo figlio e tutti gli altri. Nella scuola del bambino, solo per citare un esempio, si mette in scena una recita dedicata al marchese De Sade e al superamento dei condizionamenti sessuali nell’età preadolescenziale.
Mentre si svolge la normale vita di questi giovani anticonformisti in perenne conflitto con le loro radici giudaiche, la Oriole Press viene venduta ad un potente produttore cinematografico di Hollywood, detto “Creatore di Stelle”, il cui unico obiettivo è l’immortalità. Il tycoon, per qualche strana ragione, decide di spostare a Londra une delle sue produzioni cinematografiche e lo fa mettendo subito le zampe sulla sofisticata casa editrice. È così che un uomo osceno, sinistro, di una ricchezza mostruosa, si innesta nella ridente e sperimentale piccola società londinese… e lo spettacolo inizia.
La scrittura di Richler scivola in questo modo nella farsa e, durante la lettura, si percepisce tutto il divertimento che l’autore prova a infarcire il libro di particolari morbosi e a sbeffeggiare i suoi amici hippy. Uno spasso assicurato per il lettore di oggi, ma non certo per i suoi coevi, che lo misero immediatamente all’indice. Elementi autobiografici, "paranoie ebraiche", sessismo, razzismo e scorrettezze varie divertono e non scandalizzano più il lettore che, ormai disinibito, cerca e trova in questo libro tutto lo spirito corrosivo di un Richler in splendida forma.
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