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Leggendo questo romanzo mi sono fatto due domande: perché nessuno ha pensato di farne un film e perché Simenon non ha vinto il Prix Goncourt, come è scritto nella prefazione. Ne consiglio vivamente la lettura.
Questa volta ho stentato un po' a tenere il filo, soprattutto nella parte centrale. Pubblicato nel '37, è la prova generale di Simenon come romanziere puro e come tale tradisce una certa acerbezza. A tratti scollato, però gli elementi che faranno di lui uno dei più prolifici, creativi e abili narratori del secolo scorso (e non solo), ci sono già tutti.
All'epoca, Simenon lo considerava il suo primo vero romanzo e lavorò due anni alla sua stesura. A noi lettori invece quest'opera appare anomala per molti versi: troppi personaggi e poca analisi psicologica, troppa narrazione e poca atmosfera (quella che rese famosa lo scrittore!) e infine una trama che si conclude come se fosse un film melodrammatico hollywoodiano. Meglio insomma gli innumerevoli bellissimi roman-.roman, tutti racchiusi in quella concisione di personaggi e atmosfere che hanno fatto grande Simenon.
Recensioni
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scheda di Bertini, M., L'Indice 1988, n. 6
Agli inizi di questo romanzo, scritto e ambientato nel 1936, la famiglia Donadieu pare incarnare nel modo più tipico l'austera solidità di certa borghesia francese di provincia. Armatori a La Rochelle, i Donadieu conservano, benché convertiti al cattolicesimo, un attaccamento ostinato al lavoro e uno stile di vita sobrio che ricordano le loro non lontane origini protestanti. Alla morte del capofamiglia, però, che scompare in circostanze poco chiare, forse suicida, l'apparente saldezza della roccaforte familiare comincia a sgretolarsi, Simenon moltiplica e gradua sapientemente i segni premonitori del crollo finale, attraverso il lento emergere, nei diversi membri della famiglia, di tendenze irresistibili e di tare insospettate. Il nume tutelare di questo affresco grandioso non è certo Balzac - come suggerisce il risvolto di copertina -bensì lo Zola ineguagliabile di "Pot-Bouille", attento alla decomposizione del decoro borghese, alle sue atmosfere, ai suoi miasmi, ai suoi sapori, con inesauribile avidità. La traduzione rende piena giustizia allo stile di Simenon in ogni sfumatura.
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